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La leggenda

Mauro Scremin [18/06/2012]

UN INCARICO PERICOLOSO

Morti che contano

“Vi sentite sicuro, eh?”. Sam Cotten, zoticone pecoraio, non ha le certezze del nostro ranger. Lui è convinto che parlare gli costerebbe caro e Tex deve darci dentro con la proverbiale brutalità che lo contraddistingue. Del resto è in gioco la vita di un povero innocente, Bill Dutton, e Tex vuole la verità a tutti i costi “e per conoscerla – dichiara minaccioso – vi dico subito chiaro e tondo che sono disposto a cacciarvi tutti i denti nello stomaco e lo stomaco nel fondo dei vostri pantaloni, dovessi per questo rovinarmi le nocche delle mani”. Tuttavia i dialoghi qui riportati non sono quelli dell’albo gigante (Un vile attentato) ma delle strisce, e questo la dice lunga su quanto la censura abbia contribuito ad alterare gli aspetti originari del personaggio annacquando taluni passaggi narrativi o, peggio ancora, occultando asperità e crudezze ritenute moralmente discutibili. Comunque sia, è noto che il nostro eroe non ha mezze misure e sa come mettere alle strette un reticente, come ad esempio Slim, il cuoco del ristorante francese dove il ranger subisce un attentato da parte di Jeff Dulin. “Lascio a te la scelta – lo incalza Tex – o quanto è vero che sei uno sporco furfante, ti faccio saltare tutti i denti e poi ti consegno allo sceriffo”.
Sam Cotten invece paventa il peggio, per cui “meglio le ossa rotte” piuttosto che finire con la schiena riempita di piombo. I sicari di Landers in questo non scherzano. Ma alla fine Tex riesce a convincerlo, e con un argomento che solo la lettura delle strisce originali ci permette di cogliere e cioè rievocando lo scontro a fuoco con i quattro pistoleri di Landers nei pressi della capanna del pecoraio. Nella versione censurata i quattro escono malconci ma vivi dalla sparatoria e Tex, assicurati i corpi degli “avversari feriti” sui loro cavalli, li spedisce “sulla via di Las Vegas”. Le strisce, al contrario, ci raccontano tutt’altra storia poiché in realtà Tex rivela a Cotten che “quei quattro signori legati alle selle dei loro cavalli e pieni di piombo stanno facendo la loro ultima cavalcata verso il cimitero di Las Vegas”. E a conferma uno dei cowboys di Landers, di nome Bert, riferirà al suo padrone come, slegando i corpi dei quattro sventurati dalle selle, li avesse trovati “freddi come il vento del nord”, morti che “più morti di così non potevano essere. Bucati da una Colt 44!”.
Ecco l’argomento che convince il povero Cotten a fidarsi di Tex: la garanzia che il ranger sa essere spietato e inesorabile tanto quanto i sicari di Landers. “Andiamo allora!” esclama mettendosi nelle mani del nostro eroe. Ma oscuri presentimenti sembrano comunque farsi strada nella sua mente se subito dopo lancia il sinistro anatema: “E l’inferno vi maledica se non manterrete la vostra parola”. Ma il destino del pecoraio è ormai segnato e le successive drammatiche fasi vengono anticipate nell’ultima striscia dell’episodio dal titolo “Un testimone ostinato” dove leggiamo che Sam Cotten “con la sua decisione, ha firmato la propria condanna a morte”.
La presunzione, l’arroganza, la pretesa di poter controllare gli eventi, la fiducia nelle proprie azioni ancorché ritenute giuste e sagge: tutto ciò fa di Tex, più che un eroe, un essere umano. Del resto l’imponderabile è sempre in agguato e interviene qua e là a complicare o a sciogliere il dramma. “Quando uno ha buone carte al gioco – sentenzia il nostro ranger seduto al tavolo del pocker – di solito sconta poi la sua fortuna subendo guai in altri modi”. E la profezia si avvera in men che non si dica perché lo sceriffo di Las Vegas, il fortunello in questione, di lì a poco sconterà il suo debito beccandosi una pallottola da Black Kerry. Insomma la fortuna, o il destino che dir si voglia, alla fine ti presenta il conto, niente può salvarti, e anche la convinzione di essere nel giusto può rivelarsi illusoria e fallace, come l’esperienza di Goldeena insegna…

(“Un vile attentato” e “Il coyote nero”, nn. 28-29)