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La leggenda

Mauro Scremin [17/05/2009]

I CAVALIERI DELLA NOTTE

Miss... Miniera

Nulla può la frusta di Kiowa contro la stoica resistenza al dolore di Rita Desmond: legata ad una sedia, condannata a morte sicura, la ragazza è sottoposta a sevizie tali che sviene ripetutamente, ma non parla. Dura come il marmo, è disposta a subire i più atroci tormenti, addirittura a farsi ammazzare piuttosto che rivelare dove ha nascosto la mappa della miniera. Era tornata a Sulfur apposta per rientrare in possesso della sua inaspettata eredità e allorché venne messa al corrente dal vice sceriffo Brant che i terreni del defunto Fred Desmond, sui quali sorgeva il ricco giacimento, erano stati ceduti, era andata su tutte le furie e non c’era stato verso di calmarla.
L’oro del Monte Superstizione fa perdere la testa, una sorta di folle ossessione sembra essersi impadronita degli attori di questo dramma. A cominciare da Old Pawnee Bill, l’essere selvaggio e maniaco rimasto ostinatamente fedele, chissà per quale strana fissazione, alle ultime volontà di Fred Desmond, morto senza rivedere i figli, Rita e Jim, a suo tempo da lui ripudiati, ma alla fine convinto di farli tornare barattando con l’oro della miniera il loro perdono. Ed è una tremenda ironia se si pensa che il padrone di tutta quella ricchezza è divenuto il mite e onesto Lower che non desidera altro che allevare le sue mandrie e vivere in pace con la sua famiglia. A lui interessano solo i pascoli e va a finire che restituirà di buon grado la proprietà della miniera ai fratelli Desmond, tornati sulla retta via, destando in Tex un moto di sincera ammirazione per un atto così generoso.
Non altrettanto si può dire di Gideon: per costui la posta in gioco è troppo alta ed è disposto a qualsiasi nefandezza pur di impadronirsi del giacimento, anche a far morire di fame la ragazza da lui fatta rapire e torturare, anche a commettere i crimini più efferati. E del resto si circonda dei peggiori esemplari tra gli esseri umani, come il suo braccio destro, lo squallido e turpe Clem Brannigan, l’uccisore di pulcini, esperto nell’arte della sopraffazione dei deboli e degli indifesi, ma castigato da Tex a suon di cazzotti al Lady Luck Saloon di Sulfur.
Su tutti, però, campeggia la tragica e disperata figura di Kiowa, lo spietato aguzzino che per conto di Gideon commette i delitti più orrendi ma che alla fine si dimostra migliore del suo infido complice. Kiowa è un criminale ma ha un suo codice morale: non spara alle spalle e può contare sulla vera amicizia di qualcuno, come Tim, disposto anche a correre dei gravi rischi per aiutarlo.
E quando apprende dallo stesso Tim che Gideon vuole disfarsi di lui, rimane talmente sconvolto che in un moto di collera e disperazione manda in mille frantumi il bicchiere che teneva in mano. “Gideon è un amico – esclama rabbioso e incredulo –... non può aver fatto una porcheria così grossa a me!”. La sua sarà una fine penosa ma morirà senza disonore, con la pistola in pugno. Tex, che in questa storia non incontra mai Kiowa a faccia a faccia, alla fine lo troverà cadavere nella baracca sui Devil’s Hills avvinto al losco Clem Brannigan in un abbraccio mortale.
Insomma, una brutta faccenda e un finale che lascia l’amaro in bocca. Certo, anche qui il crimine non paga ma talvolta la sorte si prende gioco dei buoni e capita che i malvagi sfuggano alla giustizia degli uomini e anche alle pistole di Tex. Dopo tutto, per quelli come Gideon un serpente a sonagli basta e avanza.

("Old Pawnee Bill" e "La Mesa Verde", nn. 30-31)