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Mauro Scremin [05/06/2009]
“Ora lasciami sognare un bel ranch”. In uno dei rari momenti nei quali abbassa la guardia, il nostro eroe sembra cedere a una sorta di nostalgia per una vita diversa e ormai perduta per sempre. Kit Carson, che ha imparato a conoscerlo, lo riporta con i piedi per terra con una delle sue solite battute di spirito. “Dopo una settimana – dice – ne avresti pieni gli stivali e torneresti a vagabondare per il West”.
Forse anche il suo passato è della stessa materia del sogno, il sogno di una pacifica e onesta famiglia di allevatori del Texas colpita dalla sciagura. “Eravamo solo in tre, – racconta – mio padre, mio fratello Sam ed io”. Della madre nulla si sa: quella di Ken Willer è una famiglia tutta al maschile. I due ragazzi, Tex e Sam, sono agli antipodi l’uno dell’altro, nel carattere e nelle aspirazioni non sembrano assomigliarsi per niente.
E in realtà nella formazione del nostro eroe incide di gran lunga il vecchio Gunny Bill, a suo tempo avventuriero e combattente al seguito di Sam Houston nella guerra per l’indipendenza del Texas. E’ lui, il "vecchio reprobo", che può essere considerato a giusto titolo il padre spirituale di Tex. Di Ken Willer, sia detto per inciso, non ci viene mostrato neppure il volto...
Ed è proprio la morte di Gunny per mano dei rurales, gli odiati messicani, che scuote il nostro eroe fin dalle radici provocando così la rottura di ogni residuo legame con ciò che resta della sua famiglia. "Pianto tutto!" – esclama a un certo punto. Attratto dall’avventura, stanco di mangiare polvere dietro alle mandrie e infastidito dalle fisime legalitarie del fratello, ansioso quest’ultimo solamente di diventare unico proprietario del ranch, in quattro e quattr’otto il giovane Tex rompe i ponti con il passato. A Sam non ha più niente da dire e già nel partire all’inseguimento dei razziatori che avevano ucciso il loro padre non era riuscito a nascondere a Gunny tutto il suo disprezzo per il pavido fratello. Convinto che nel West la legge da sola basti a proteggere dalle ingiustizie, il povero Sam finirà vittima della sua presunzione.
Invece per Tex comincia una nuova vita, le acque del Rio Bravo lo tengono a battesimo, il dado è tratto, ormai non si torna più indietro... Da qui in avanti è un crescendo che culminerà nel saloon di Calver City, ridotto a mattatoio, dove viene consacrata la leggenda. Le urla di terrore dei nemici in fuga diventeranno un infernale ritornello – E’ un demonio! – Ci ammazzerà tutti! – Es el diablo!
Sembra quasi che l’inferno stesso l’abbia sputato sulla terra per insegnare la buona creanza ai farabutti. La sua natura di ambidestro gli permette di sparare con entrambe le mani con la stessa micidiale abilità, un’ombra sinistra aleggia sulla sua figura, tutte le volte che lo danno per spacciato eccolo riemergere dall’oscurità come un incubo.
E come il Kurtz di “Cuore di tenebra” il destino lo trasformerà addirittura in un carismatico e temuto capo tribù e finirà per sentirsi a suo agio più con i "selvaggi" pellerossa che con i bianchi "civilizzati" al cospetto dei quali diventerà così un mezzo indiano. Ma solamente i Navajos, che vedono con occhi diversi, riusciranno a leggere nella sua anima e ne riconosceranno la vera natura: Aquila della Notte non è un uomo come tutti gli altri... dicono che abbia strani poteri... fa parte della congrega degli stregoni... di lui si raccontano storie terribili...
Pare sia capace di andare all’inferno a tirare la barba a Messer Satanasso e di tornare senza la minima scottatura...
("Il passato di Tex", "Il re del rodeo" e "La costa dei barbari", nn. 83-85)