Sei in: Home page > La leggenda > TRAGEDIA NELLA JUNGLA
Mauro Scremin [24/08/2009]
“Non sono pazzo... Non sono mai stato pazzo!”. Questa volta sembra quasi una missione da infermieri quella che impegna Tex e compagni. Sulle prime il ranger non lo ritiene possibile ma deve ricredersi: Mefisto è proprio fuggito dalla clinica di Flagstaff dove, a dire dello psichiatra, stava dando segni di guarigione dalla psicosi allucinatoria provocata dalla magia di Padma e assieme a Lafayette, compagno di degenza affetto da schizofrenia, ha fatto perdere le sue tracce. Come era nei loro piani, i due squilibrati trovano rifugio nelle paludi della Florida dove, manipolati da Loa e dai suoi amici, in un delirio di onnipotenza progettano la creazione di un regno teocratico fondato sulla religione Voodoo.
Tuttavia, terrorizzato all’idea di essere di nuovo rinchiuso in manicomio, il mago è quasi l’ombra di se stesso. Soffre spesso di crisi maniaco-depressive durante le quali riesce a trovare sollievo solamente nella lugubre musica d’organo che il premuroso Lafayette gli suona. Ha pur sempre conservato i suoi poteri da negromante e nel rituale di evocazione dello “Spirito dai Mille Nomi” ne dà un esempio impressionante. Ma il precedente scontro con Padma gli è stato fatale, il suo spirito è debilitato, la sua mente non è più integra. Alla fine di quell’episodio perfino la furia vendicatrice di Tex si era placata di fronte a un uomo reso ormai irriconoscibile dalla follia: un epilogo del tutto inatteso che in quel frangente aveva costretto il nostro eroe a far chiamare “un paio di medici specialisti in malattie mentali” perché si prendessero cura del mago in vista del suo internamento. Insomma, il grande Mefisto non è più quello di prima e questo è un segnale inequivocabile della sua fine prossima.
Incontrare di nuovo Tex è per lui traumatico: la notizia che il ranger e i suoi pards lo stanno braccando gli produce uno spavento tale che lo stesso Lafayette esclama stupefatto: "E’ la prima volta che ti vedo così turbato!". Mefisto confessa addirittura che a questo punto gli rimane un’unica speranza a cui aggrapparsi e cioè "di scoprire che non si tratti di loro". Ma invocando i figli dell’aria e delle stelle ottiene il responso tanto temuto: "E’ lui!" esclama il mago disperato, la fronte imperlata di sudore, nel vedere il temuto ranger e i suoi amici apparire nella magica sfera. E a quella vista la sua anima va in tale subbuglio che non riesce più a controllarsi. Allora si mette subito in contatto con Tex con il solito sistema, ma il ranger si fa beffe di lui, lo provoca, lo insulta, gli dà del vecchio pazzo. Mefisto perde i nervi e alla fine ne esce sconvolto, solo l’organo di Lafayette riesce a calmarlo. Ormai è un essere distrutto e lui stesso sente avvicinarsi la fine. La notte stessa ha un incubo terribile, nel sogno vede Tex che ridendo gli scaglia addosso pietre enormi: è una premonizione. Perfino l’ultimo e più potente rituale gli viene negato. Alle prime luci dell’alba una colonna di soldati arriva in vista del castello che, dopo un breve cannoneggiamento, salta per aria.
Siamo all’epilogo. Le porte dell’abisso si sono ormai spalancate per il vecchio mago. Si compie la profezia che egli stesso pronunciò quando apparve a Tex tra le rovine del suo vecchio covo sul Grand Canyon: “Sta scritto nel mio destino che la mia vita non verrà troncata per mano di alcun uomo”. Infatti ci penseranno i topi, ma questo ci verrà rivelato solo in un momento successivo quando scoccherà l’ora di Yama.
(“Terrore sulla savana”, “Black Baron” e “La carovana dell’oro”, nn. 93-95)