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La leggenda

Mauro Scremin [27/12/2012]

L’ASSO DI PICCHE

Hard boiled

“Un accidente a voi! Mi avete rovinato un occhio”. Ha un bel piagnucolare Bill Bayon per il trattamento riservatogli da Tex, il nostro eroe non gli ha fatto certo visita in cella per leggergli i suoi diritti ma per lavorarselo a regola d’arte. E se i cazzotti non bastano, ecco le minacce: “Stai allegro! Prima che io abbia finito avrai perso anche l’altro. E non credere di cavartela con il viso rovinato, le ossa rotte e qualche annetto di prigione”. Insomma la paurosa prospettiva di finire a Yuma ammorbidisce anche i più recalcitranti.
Dopo il primo disorientamento il nostro Tex capisce ben presto come deve muoversi in quel di New Orleans. Se anche in una grande città manca il rispetto della legge allora bisogna mostrare unghie e denti, come nel West. Nel giro di poche ore un’aggressione notturna e un’intrusione nella camera d’albergo con tanto di sparatoria lo rendono furibondo. Cliente indesiderato, tentano addirittura di cacciarlo dall’hotel e per tutta risposta minaccia di sfasciare la baracca e di rompere le ossa al proprietario “fino a fare di lui una tremolante gelatina”.
Nel frattempo i cadaveri cominciano ad affollare gli obitori e lo sceriffo non sa trattenere una battuta di spirito nel rivedere Tex per la terza volta in mezza giornata: “Uh! Chi si vede! Qualche altro morto nei vostri paraggi?”. E si meraviglia che per una volta il nostro non abbia lasciato qualche morto ammazzato per strada. “Ieri notte - si giustifica -, nelle due volte che vi ho veduto, eravate contornato da un bel gruppetto di invalidi, tre dei quali passati a miglior vita”.
La gente dell’asso di picche sarà certamente dura e spietata, come dice lo sceriffo, ma per Tex ciò non costituisce un problema, al contrario, per lui rappresenta l’occasione di esibirsi in una delle sue specialità preferite: la ritorsione. E allora eccolo al Savannah Club, nella tana del lupo, a stuzzicare un Tom Milton che a stento riesce a mantenere il necessario sangue freddo. Una partita a carte scoperte nella quale l’irritante atteggiamento di sfida del ranger condito con velate minacce (“Sono un uomo di cuore, io, e quando penso che anche i becchini hanno famiglia, mi commuovo e faccio di tutto per procurar loro lavoro”) rende l’avversario talmente rabbioso da indurlo a commettere un primo passo falso. Così per Tex sarà un gioco da ragazzi pedinarlo fino all’appuntamento con Fred Nolan alla pasticceria Colbert dall’esterno della quale, teppista più che mai, romperà la vetrina e prenderà i due compari a revolverate. Del resto, che c’è di strano? Forse che non era giusto far loro gustare “la medicina che fanno provare agli altri”?
Tex non subisce mai senza poi rendere pan per focaccia facendo in modo da alzare ancor di più il livello dello scontro. Sulla riva del Mississippi, sopravvissuto assieme ai pards all’affondamento della Belle Star, si fa beffe del capitano della nave che lo consiglia di denunciare il misfatto ricorrendo alla legge. “Non fatemi ridere! - esclama contemplando la pistola che tiene in pugno - Per quella masnada di ladri e assassini, la sola legge valida è questa”. Quindi la sera stessa guiderà una prima spedizione punitiva ingaggiando una furibonda sparatoria con gli uomini dell’asso di picche sorpresi nel salottino del ristorante Saint Pierre e più avanti, sempre assieme ai pards, devasterà il Savannah Club costringendo lo stesso Milton a una precipitosa ritirata nelle paludi di New Orleans.
E tratterà con durezza anche la povera Lily Dorsey, vittima e complice a un tempo di quel Milton che la tiene sotto perenne ricatto. Personaggio, si direbbe, uscito da un racconto noir, Lily Dorsey è una figura tragica e disperata. Umiliata e vilipesa, docile strumento dei loschi piani della cricca, pur nella ricerca di un impossibile riscatto (e i dialoghi non censurati tra lei e Crossett rendono ancor più crudi certi passaggi narrativi), vive una condizione di annientamento morale dalla quale non sembra esserci via d’uscita se non attraverso l’estremo sacrificio. Gli sviluppi successivi dimostreranno come neppure Tex possa garantirle la salvezza dagli aguzzini che la perseguitano ancorché le abbia strappato una sofferta confessione con le minacce.
Un Tex incattivito si muove in una torbida New Orleans che ti inghiotte come le sabbie mobili, dove la legge è rappresentata da un onesto sceriffo che però è vittima dei suoi stessi scrupoli garantisti. Uno sceriffo che si fa rampognare aspramente da Tex quando, barricati nella casa di Crossett assediata dagli scagnozzi di Milton, ha il coraggio di meravigliarsi del fatto che possano accadere certe cose nella civile New Orleans. “Se aveste mostrato sin da principio il pugno di ferro, la banda non sarebbe mai arrivata a tanto”, sono le dure e impietose parole di Tex. E se lo sceriffo insiste nel dire che c’è pur sempre la legge, il nostro rincara la dose: “Al diavolo la legge! In certi casi l’unica legge buona è quella del vecchio e saggio giudice Colt”. Di rincalzo le parole di Carson troncano ogni discussione: “Tex ha ragione sceriffo! Niente di più sicuro di una Colt 45 per calmare le teste calde”.
Esiste un modo per sentire, senza aprirlo, se nel sacco c’è il gatto evitando così di farsi graffiare? Certo! Si prende a calci il sacco e poi si aprono le orecchie…

(“Falsa accusa” e “Sabbie mobili”, nn. 37-38)

Un particolare ringraziamento a Emilio e Gianluca