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Francesco Bosco [13/04/2013]

POESIA

Non sono pochi i passaggi poetici nella saga di Tex, ma non vogliamo neanche elencarli tutti: 1) perché probabilmente interessano a pochi; 2) perché i lettori del nuovo corso riterranno vecchi e superati anche questi.

Però ne vogliamo portare alla luce uno, sperando che qualcuno ne colga lo “spessore” smettendo di pensare che Tex sia tutto sparatorie e solite trame con scazzottate nei saloon

Tex: Bill… mio povero vecchio Bill

Bill: Grazie… lo stesso…Willer…peccato…che tu…sia arrivato…

Tex: Non affaticarti a parlare, Bill, quando starai meglio potrai mettermi al corrente di tutto, e…

Bill: Non…mentire…Willer. So di essere spacciato… mio figlio…

Tonia: È su, padrone. Sono appena andata a vederlo. Dorme.

Bill: Willer… promettimi di badare…mio figlio… promettimi che…

Tex: Stai tranquillo, Bill! Se dovesse capitare il peggio, ti prometto che avrò cura di lui.

Bill: Grazie… Will…

Bill Anderson spira tra le braccia di Tex e quelle di Tonia, ma il ranger ha promesso di prendersi cura del bambino. Sale al piano di sopra della casa e davanti alla culla del piccolo Miguelito sussurra: povero piccolo.

All’arrivo dello sceriffo, al ranch di Bill Anderson, Tex si fa avanti e non dimentica la promessa appena fatta…

Tex: assumerò legalmente la tutela del figlio di Anderson, e farò in modo che il ranch non finisca in altre mani che non siano quelle del legittimo erede.