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La leggenda

Mauro Scremin [11/05/2013]

LA TRACCIA DI SANGUE

Ottimismo

Tra noi giovanissimi lettori di un tempo che fu (era il 1965 o il 1966) circolava la strana diceria che gli autori avessero già messo in cantiere l’ultima avventura di Tex, anzi qualcuno si vantava addirittura di essere venuto a conoscenza di come avrebbero fatto morire il nostro eroe… perché Tex sarebbe morto da eroe e non di vecchiaia! E quale sorte più degna se non quella di finire al palo della tortura? Insomma, una morte da guerriero, un destino al quale venne strappato tre volte nelle prime storie della saga: una prima volta da Lilith, una seconda volta dalla fascia di "Wampum", una terza volta da suo figlio. Ma l’ultimo salvataggio rischiava di non bastare…
Wyoming, tempo di guerra, padre e figlio sono sulle tracce di Quantrell la cui presenza è segnalata tra i Monti Laramie e il Medicine Range dove è in corso una pericolosa sollevazione di Corvi e  Shoshones che minaccia di coinvolgere anche i Sioux di Nuvola Rossa. Una situazione esplosiva che il nostro affronta con la solita dose di abnegazione ma anche di sicumera. Per il colonnello di Forte Russell ficcare il naso in una faccenda come questa è pura follia, ma da questo orecchio Tex non ci sente: lui è capo dei Navajos, conosce bene i pellerossa. Ai dubbi di suo figlio, alla fin fine il vincitore morale della difficile sfida, Tex contrappone le sue certezze. Pur non avendo mai avuto a che fare con Corvi o Shoshones lui è convinto che la sua cintura di “Wampum” sia sufficiente a proteggerli dai guai. Anzi pensa di poter allontanare ogni sospetto sulla loro presenza in territorio ostile facendo credere, agli indiani che avessero incontrato, di essere di passaggio da quelle parti per una visita di cortesia al capo dei Dakotas Orso Grigio! “Figlio mio! - sentenzia il nostro - Saper usare le armi è una buona cosa, ma saper usare il cervello è cosa ancor migliore”. E alle lucide obiezioni di suo figlio contrappone le sue granitiche certezze: “Stai tranquillo! Conosco bene la mentalità degli indiani”. Ma ben presto arriva la smentita. L’iniziale tentativo di confondere gli inseguitori Corvi col solito trucco delle tracce che appaiono e scompaiono si rivela del tutto inutile. Nella sua aria da padreterno non immagina neppure che lui e suo figlio sono già stati condannati a morte. Rintuzzato un primo attacco da parte degli indiani e catturati i superstiti, i due trovano il modo di farsi condurre al campo di Grosso Corvo dove vengono accolti con malcelato sospetto, che ben presto diventa aperta ostilità. Emblematica la scena nella quale Grosso Corvo pianta il suo sguardo su Tex fissandolo negli occhi dopo che questi ha tentato di rifilargli la panzana della visita a Orso Grigio. Solo allora Tex sente sgretolarsi quel castello di certezze che l’aveva sorretto fino a quel momento. Ormai è chiaro: il grande capo Grosso Corvo se ne infischia dell’autorità di Aquila della Notte, del sacro “Wampum” nonché delle solenni frottole del nostro eroe. Al suo arrivo al campo dei Corvi lo stesso Lupo Grigio, capo degli Shoshones, sente odore di bruciato nel notare la presenza di Tex e Kit in un momento così delicato per le sorti della ribellione. Da quel momento niente sembra andare per il verso giusto. L’aggressione dei Corvi durante la danza degli spettri e il ferimento di suo figlio provocano in Tex una reazione feroce. In un attimo abbatte Lupo Grigio e lo stregone Cielo Nero, non contento appicca il fuoco alle tende del villaggio pensando erroneamente che potessero nascondere le armi di Quantrell. Una reazione giudicata spropositata dallo stesso Kit: “Papà! - esclama - Era proprio necessario dare alle fiamme le capanne dei Corvi? A me sembra che tu abbia usato una maniera un po’ troppo forte!”. Durante la precipitosa fuga il nostro continua comunque a ostentare ottimismo e pensa ugualmente di “aver buone probabilità di vincere la partita”. Ma dopo la decisione di separarsi da Kit la situazione è destinata a peggiorare. Ed ecco il maldestro tentativo di catturare Quantrell, l’imboscata degli Shoshones e il palo della tortura…
In conclusione padre e figlio si troveranno intrappolati sulla cima di un colle in attesa che si compia il loro destino. Il corpo segnato dalle torture, gravemente ferito alla spalla, senza vie d’uscita e con il morale a terra il nostro eroe si lascia andare alle più nere previsioni. L’uomo dai nervi d’acciaio e dalle certezze incrollabili cade nella più cupa disperazione dalla quale neppure il giovane Kit riesce a sollevarlo. Ormai sente che la fine è vicina.
E all’ultimo minuto arriverà Carson con la cavalleria di Forte Russell. Una settimana dopo Tex verrà caricato sopra un carro e riportato a casa. Salvo, ma con le ossa rotte, lo attenderà una lunga convalescenza. Alla fine avrà imparato la lezione?

(“L’enigma del feticcio”, n. 24)

Un particolare ringraziamento a Emilio