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Francesco Bosco [03/06/2013]
La più fiacca Reggio Emilia che abbia mai visto da quando frequento la fiera, e quindi da decenni a questa parte! Purtroppo la crisi si fa sentire, e in maniera fragorosa, anche nel mondo delle nuvole parlanti, come in tutti i settori dell’economia del nostro paese e, ahinoi, non credo che ci sarà da meravigliarsi se anche la sessione autunnale prossima ventura, avrà riduzioni di file di espositori (sabato ne mancavano almeno un paio, qualcuno dice il doppio) rispetto all’edizione 2012.
È, come sempre, una bella occasione per incontrare gli amici, raccontarsi le cose, scambiarsi le esperienze ma alla fine quello che conta per tutti noi è andare alla caccia dei beneamati fumetti ed io, a differenza di molti altri, non ho visto né tutto questo materiale né chissà quale afflusso di gente accorrere a questa edizione primaverile. I prezzi erano sempre gli stessi, se non in alcuni banchi dove si è realmente deciso di dare una salutare “sforbiciatina”, anche se in definitiva non saranno i prezzi a far morire questa epocale rassegna sulla compravendita del fumetto d’antiquariato. E invece Reggio sta realmente morendo, ed assieme a lei un fenomeno come la compravendita dell’antiquariato a fumetti: questo nessuno, forse per scaramanzia, ha il coraggio di scriverlo. Sabato alle 13.30 qualcuno già pensava di prender su armi e bagagli, caricare il furgone e andarsene: magari chi ha incassato sarà pronto a smentirmi (al banco della Little Nemo, Sergio Pignatone mi ha confessato che a furia di aspettarsi il “peggio” ha considerato la trasferta, tutto sommato più che positiva; un tempo, i pensieri sarebbero stati ben altri!) ma si dovrà per forza di cose meditare su quello che è l’andazzo al ribasso del mercato dell’antiquariato in generale, e di Reggio in particolare. In fondo se la persona che è in perenne contatto con la base del collezionismo italiano esprime “preoccupazioni” del genere, un motivo ci sarà. Io la penso alla stessa maniera: non può essere un buon incasso personale a tenerti lontano dai “problemi” e se le cose non cambiano (e ciò non dipende del tutto dai collezionisti o dai commercianti) credo proprio che la fiera di Reggio Emilia, e con essa altre come Bologna, andrà incontro a seri problemi o, almeno, "rischierà" di trasformarsi in un evento “chiuso” all’interno di una “location” ridimensionata (magari senza il terribile puzzo cavallino che pervade ogni anno l’appuntamento, il che sarebbe già una mezza vittoria).