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Documentazione

Francesco Bosco [30/04/2024]

RICONOSCI IL TOTEM?

Un mese fa esce un blocco di strisce della I^ serie di Tex su Ebay di cui il venditore non specifica se originali o anastatiche, così mi chiama un amico per avere delucidazioni. Gli dico che non ho visto eBay (io e eBay siamo ormai due cose distanti da anni) ma che quando rientro a casa do un’occhiata. Torno, apro il link e in meno di un secondo vedo che la prima, “Il totem misterioso”, è anastatica. Comunico il tutto al mio amico, ma nel giro di poche ore ricevo altre email sul quello stesso blocco, e in alcune di queste sono linkati thread di discussione dove si individuerebbero gli elementi vitali che differenziano strisce originali da strisce anastatiche: i colori, la carta, l’odore, le dimensioni, eccetera. Oddio, a parte che in alcuni di quei thread ci sono anche miei interventi, ma di certo c’è che carta e odore sono difficili da allegare a una email o a un post, mentre per quel che riguarda i colori diciamo che possiamo starci dentro. Per le misure no, visto che esistono anastatiche parallele a quelle ufficiali della Golden Comics (Piacentini) che si presentano in diverse dimensioni. E dunque? Beh, se rimaniamo alle Piacentini, l’elemento dirimente sarà (oltre alla gerenza riportata in terza di copertina, che NON è presente quando non Piacentini originali) la linea spezzata che divide logo di Tex dal disegno della cover che nella striscia n. 1 non “chiude” in alto di alcuni millimetri, in aggiunta al fatto che a volte il cerchio dello stesso logo è spostato più verso l’interno rispetto all’originale che invece lo ha aderentissimo al dorso e che nella maggior parte dei casi neanche completa la circonferenza. (Nell’immagine, i punti chiave evidenziati)

Come per l’Albo d’Oro, allora? Beh, più o meno: anche nell’AO si vanno a sparare contorte disamine sul colore ed altro quando basta la vedere la presenza o meno della numerazione delle pagine che, esclusi i primi 3-4 numeri, è mancante nella anastatiche. Ho scritto più di venti anni fa di anastatiche Piacentini, di anastatiche abusive, delle diverse censure presenti in ognuna di queste, della numerazione, delle testatine e delle misure, eppure, nonostante ciò, c’è ancora qualche testone che si ostina a stilare una serie di inutili precetti. 

E questo è. Poi si dice che il fumetto è in crisi. A prescindere da anastatiche e dintorni, non è il fumetto ad essere in “crisi”, ma in genere la presenza di troppi segaioli cui manca manca la volontà di vedere la condizione del proprio sviluppo psichico riguardo all’argomento. Di per se, il fumetto è come un vecchio che sta per giungere alla fine della pista, non in crisi, perdio, ma nella sua fottuta e naturale evoluzione verso un assopimento di intensa dolcezza, evoluzione purtroppo molestata dall’inefficienza cognitiva dilagante dei nostri amici segaioli. 

Nel 2024 ancora non sappiamo distinguere un originale da un’anastatica e nonostante ciò abbiamo la faccia come il culo di pontificare sulle cause che starebbero determinando la crisi del fumetto. Di nuovo, a me sembra che in crisi non sia il fumetto, che ha passato da un bel pezzo il suo periodo di massimo splendore commerciale (per il sottoscritto anche creativo) che individuo a cavallo tra la seconda metà degli anni ’60 e i primi anni ’70, con un picco tra il 1970 e il 1972, ma è ben altro ad essere in crisi, o meglio “fuori luogo”: le menti critiche che lo hanno preso in ostaggio. Beh, allora ne approfitto per sussurrare nell’orecchio del mio amato fumetto che se non stai tanto bene ma sei felice per quello che hai fatto vivere agli tutti noi appassionati e ora ti ritrovi circondato da persone prive di ogni attitudine nell’esercizio delle proprie mansioni, specie negli ultimi tre-quattro lustri, non badarci. Sentirai tirar dentro storie sul ricambio generazionale o sulle moderne forme di svago che ti hanno soppiantato; ovvietà espresse a pappagallo in tutte le analisi critiche del modo. Non badarci. Goditi la tua “naturale decadenza”, la stessa che appartiene a tutte le altre forme di espressione, nessuna esclusa. Certo, penserai, che non sarebbe male se il pippume che imperversa nel tuo mondo cominciasse a leggersi un po’ di Ezio Ferraro. È una cosa che mi augurerei anch’io se non fosse che sono contrario all’accanimento terapeutico. Accostare il buon vecchio Ezio ai maniaci dello stato spaziale della 1-29 non rende onore a colui che il collezionismo dei fumetti lo ha “inventato”. Per le nostre anastatiche invece vale sempre il vecchio detto: per riconoscere il pregio di una stoffa ci vuole un bravo mercante! Ecco, il fumetto manca dei vecchi collezionisti dall’occhio ben allenato, e di una decina di Hartman, il sergente maggiore che dava il permesso di parlare solo quando era richiesto.