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La leggenda

GFR [02/07/2010]

LA CROCE TRAGICA

Prendendo lo spunto dalla cronologia del Tex Gigante II^ Serie, a mio avviso le avventure più belle, quelle che hanno segnato un’epoca (e una generazione), sono racchiuse nel secondo lustro degli anni ’60 e nel primo dei seventies... Volete far pace con il vostro ego? E magari mettere una pietra sopra le sceneggiature che ultimamente ci vengono propinate con stili (e purtroppo anche disegni) sempre più disarmanti? Bene, tirate fuori dagli scaffali l’Avventura racchiusa (ma potete prenderne anche qualche altra...) nei nn. 121/124 e troverete pronta consolazione...
La storia compendia diversi filoni narrativi, spaziando dal Noir-Horror-Mistero delle crocifissioni alle Terre del Grande Nord al trend cittadino agli scontri con i nativi nei boschi di conifere; se poi a tutto questo aggiungete i magnifici tratti di Ticci (andatevi a guardare i muscoli tesi ed elastici dei guerrieri indiani, o i cavalli in corsa, i paesaggi, gli sfondi, i saloon fumosi e soprattutto le foreste -inferiori solo a quelle di Magnus- o le diverse facce che riesce a realizzare dei protagonisti della storia, nessuno dei quali somiglia all’altro) la parola d’ordine è una sola: Capolavoro!
Del tutto eccezionale l’inizio, con le crocifissioni delle quali non si comprende il senso recondito, aggiungete il classico messaggio pervenuto nelle beate pause della Riserva, il simpatico viaggetto in treno (che siparietto con i due passeggeri perbene), l’arrivo e subito gli scontri variegati a Winnipeg, conditi da spioni poco accorti e con il comandante della guarnigione che non viene mai nominato e che non vede l’ora di liberarsi di Tex e pards e tira un sospirone di sollievo al vederli partire, l’apparente imperturbabilità della bella e furba Madame Duchesne, che poi –spaventata- si trasforma in un preziosissimo alleato, l’indomabile e incrollabile coraggio e senso di sfida di Pierre Lacoste il Meticcio, figura che giganteggia nel n. 123, la simpatica perversione dello stregone Ho-Kuan, saggio bevitore di quello buono e regista occulto -a sua stessa insaputa- della storia. Chi di Voi non avrà provato un senso di simpatia per quest’ultimo, purtroppo finito sotto il piombo dei pards assieme al corvo parlante sempre posato sulla spalla sinistra, anch’esso (si saranno indignati gli animalisti) indegnamente steso e spennacchiato dalla colt del figlio di Tex nello scontro sul barcone?
Chi di Voi, all’epoca bambino, non si sarà svegliato di soprassalto sognando indiani sul sentiero di guerra che brulicavano nelle foreste facendo prigioniero Kit Willer, sentendoseli dietro le spalle pronti a colpire con il tomahawk o non avrà sentito rimbombare le pareti della stanza al fragore della dinamite che dirompeva il mitico arco di pietra?
Struggente, anche se a prima vista poteva non apparire, la rassegnazione di Ho-Kuan per aver compreso la fine del sogno della grande rivolta, delusione che vanamente (Tex non gliene lascerà il tempo) tenterà di annegare nell’alcool “di quello buono, però”.
Una congerie di personaggi caratterizzati in modo esemplarmente introspettivo dal mitico GLBonelli, che si diverte a tratteggiare molto di più i cattivi che i buoni (Jim Brandon è completamente tralasciato) e molto meglio, tutto sommato, gli attori di secondo piano (i summenzionati Lacoste e Madame Duchesne oltre a Jordan e  comprimario Vic) rispetto ai primattori alla Pierre Bonnet o alla Sokami, Ho Kuan a parte.
Vogliamo trovare a tutti i costi un difetto? Mah... forse il finale un po’ troppo affrettato e non a sorpresa, ma questo succede non di rado quando la storia termina con l’ultima pagina dell’albo.
Per chi, come me, ha aspettato ansiosamente 10 lunghi anni per sapere (acquistando a 18 anni “Giubbe Rosse”) come andava a finire, avendo iniziato il viaggio con il 123 3 stelle e “costa sottile”, per poi passare al 122 senza più poster ed a Dugan sarà forse un giudizio non disinteressato, tuttavia la Storia resta, anche abbastanza obbiettivamente, tra le più riuscite per la maestosa e felice sintesi tra i generi narrativi di cui s’è detto, un’Avventura con la A maiuscola che rimarrà per sempre scolpita nel cuore degli appassionati.
Ma non lasciamo prenderci dalla nostalgia e confidiamo che qualcuno degli sceneggiatori attuali si rilegga la Storia e prenda lo spunto per un filone narrativo che ci inchiodi alla poltrona per almeno 4mesi, come ha saputo fare il Grande GL.
A questo punto, buona ri-lettura a todos...

("Dugan, il bandito", "Sulle piste del Nord", "Tamburi di guerra", e "Giubbe Rosse", nn. 121-124)