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GFR [27/07/2010]
In un’ideale classifica di racconti texiani, nella pur sostanziale soggettività delle valutazioni, non può non essere catalogato ai primissimi posti “El Morisco” e capitoli seguenti contenuti negli albi nn. 102-103, una storia che non riesce ad annoiarmi a distanza di lustri e di cui non mi stanco di tessere le lodi, peraltro traendone di continuo nuovi spunti tali da farmi “arrovellare il cervello”, come direbbe il vecchio Carson.
Peraltro la storia è davvero molto particolare e degna di essere ricordata non per il film (che fa schifo ed anzi fa inorridire al confronto, assolutamente improponibile) ma per altri motivi che andrò ad elencare.
Innanzitutto dobbiamo ritenere che l’argomento fosse uno dei preferiti di Bonelli padre e ciò lascia meno spazio alla soggettività nella “quotazione” dell’inossidabile trama de El Morisco, sostanzialmente proposta a più riprese dal soggettista.
Ricordate la sceneggiatura dei numeri 76-77? Non male, vero? Purtroppo, ed è uno dei peccati spesso ricorrenti nelle storie a fumetti, GLBonelli lascia morire un personaggio (la superba Principessa Esmeralda, se ve la riguardate mentre sguazza nella piscina vi sembrerà uno splendido prototipo da erotici) che poteva essere fonte di adeguata ispirazione per albi successivi (guardate come inizia l’episodio “Incubo” del n. 78 tanto per capire con quale importanza GL tratti il capitolo Esmeralda), forse addirittura con rimpianto dello stesso editore.
Aggiungo altre fonti di ispirazione e di riflessione: la storia in oggetto può essere ritenuta, almeno in parte e con i dovuti aggiustamenti, un sequel degli albi 76-77?
Il personaggio El Morisco viene elevato al rango di comprimario di Tex e C. al posto di Esmeralda (fatta frettolosamente scomparire e poi rimpianta) per una precisa scelta dello sceneggiatore (che aveva già in mente l’idea fin dal n.77) o per recuperare, in parte, quanto perso con la scomparsa della Principessa?
Altro spunto: andatevi a rileggere i numeri 196-197-198-199 e controllate se trovate similitudini con la superba sceneggiatura degli albi 101-102-103; cosa ne pensate?
Anche se non voleste un mio parere, vi costringo a sorbirvelo: la Storia in esame è un seguito di quella contenuta nei nn. 76-77 (anche se concepita con ben altro respiro e spessore); la scelta di El Morisco come comprimario (scelta che, si badi bene, viene fatta in questo albo e non nel n. 77) è forse in parte affidata al caso oltrechè alla bravura tecnica del Gran Maestro Letteri il quale caratterizza un personaggio del tutto singolare, eccentrico e con capacità anche oniriche fuori del comune forse superando nella realizzazione le aspettative dello stesso GL, peraltro il primo comprimario importante non riservato ai pennini di Galep; i nn. riservati agli Scorridori del Rio Grande, con un altro Castillo e Laguna de Los Patos e funghi allucinogeni rappresentano un tentativo -stavolta affatto riuscito- di ripetere lo straordinario successo espressivo de El Morisco, Sierra Encantada, Il Signore dell’Abisso ripartendo dall’originale tessitura dei nn. 76-77.
Basterebbe rileggere sia i nomi dei personaggi che le ambientazioni fantastiche delle località concepite come sfondo della storia, dal Principe Tulac, ai Figli del Sole, alla Sierra Encantada, al Signore delle Pietre Verdi, La Valle dei Giganti per cominciare a sognare.
Terrore (insuperabili le scene di mummificazione a seguito del contatto con le pietre verdi), sparatorie, agguati, mistero, magia, ipnotismo ma anche humour e quant’altro, il tutto condito dall’intensità e pulizia dei disegni del magico Letteri (che per la verità abbonda un pochino con il nero) che conferiscono una straordinaria atmosfera gotica all’intera vicenda.
Vicenda che sembrerebbe assolutamente banale tanto che dopo 25 pagine dall’inizio il caso del traffico d’armi rubate affidato ai due pards è bello che risolto grazie alla solita intuizione del satanasso circa la provenienza dell’Idolo di ossidiana...
Senonchè, e qui viene il bello, da questo momento sale in cattedra e si eleva a personaggio principe l’indio Pablito, insuperabile nella sua totale abnegazione alla causa dei Figli del Sole in nome dei quali non ha nessuna difficoltà a dare un’orribile morte all’ex complice Bedford per poi scatenare un inseguimento da parte dei nostri che rimarrà indelebilmente scolpito nei ricordi dei lettori (memorabile lo scontro a fuoco nel canneto e lo sguardo freddamente determinato dell’indio nei confronti di Tex) mentre proveremo una sincera ammirazione per Pablito morente -ma consapevole di avere fatto più del possibile per portare a termine la missione in nome di ideali superiori- alla fine della metodica caccia all’uomo di Tex e Carson, che peraltro non disdegnano trucchi veramente degni di nota prendendo simpaticamente in giro due messicani.
Il n. 101 è un albo che si legge tutto d’un fiato, senza respiro, tale e tanta è la maestria nello sviluppare il filo conduttore della storia, GL si è davvero superato ed infatti nel n. 102 si prende (ed anche noi lettori ne avevamo bisogno) una piccola pausa di riflessione all’interno della dimora d’El Morisco dove, comunque, i dialoghi sono tali da mantenere vivissimo l’interesse in attesa del tocco finale.
I pards sono contornati (Morisco a parte) da archetipi di ben poco spessore, tutto il contrario del Pablito ammirato nel numero precedente, ma nel n. 103 l’avventura procede nuovamente senza concedere tregua e proviamo tutti un brivido lungo la schiena quando il leggendario Monaco Rosso si toglie il cappuccio mostrandosi agli atterriti pards (mai più li rivedremo così spaventati) che rimangono impietriti in attesa di ricevere la terribile morte verde.
Per fortuna che all’ultimo momento arrivano i nostri (Kit e Tiger) e poi tutto il finale è proiettato sulla bella figura del Principe Tulac, il cui sguardo magistralmente fermato da Letteri propala una nobiltà d’animo senza eguali.
Niente male lo scontro a fuoco con gli indios ed i messicani di El Dorado e quanto dispiacere (io facevo il tifo per gli indiani, naturalmente) per il cannoneggiamento sul Castillo ai danni dei poveri indifesi discendenti degli antichi Aztechi.
Eppoi la scena (altro che il film) finale del suicidio di massa ai piedi della terribile statua del Dio Xiuhtecutli (che incute davvero paura grazie a Super-Letteri), che dignità il Principe Tulac a fronte di un Tex stavolta politicamente scorretto, mannaggia. Un epilogo davvero ricco di pathos, intenso ed inaspettato che proietta la storia nell’Olimpo delle inossidabili Avventure a fumetti, un biglietto di sola andata destinazione Il Sogno.
("El Morisco", "Sierra Encantada" e "Il signore dell’abisso", nn. 101-103)