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Alessandro Boni [30/06/2011]
Diciamo subito che nessuna delle sette storie uscite a colori sulla serie regolare entrerà mai nell’Olimpo delle più belle storie di Tex. I motivi sono vari, il più significativo è dovuto al fatto che Tex è un personaggio che ha bisogno sempre e comunque di un numero di pagine non limitabili alle 114 canoniche del singolo albo. Ma entriamo nel dettaglio. Partiamo con il numero cento dal titolo Forte Apache. Il pretesto per la riunificazione dei sette pards è la caccia al ribelle apache Matias. Rileggendolo recentemente questo episodio resta il migliore dei sette, un Galep in grandissima forma e probabilmente all’apice della sua arte affiancato da un G.L Bonelli maestro nella sintesi e nella descrizione dei personaggi di secondo piano che comunque rappresentano il sale della storia. Con il duecento dal titolo L’Idolo di Cristallo tornano in pista i vecchi nemici di sempre: gli sciaguratissimi Hualpai. Il plot è sempre quello: progetti faraonici di conquista con finale da incubo dove i poveri indianuzzi verranno malamente spazzolati dai quattro pards. Un Galep sempre di ottimo livello ma si inizia ad intravedere qualche crepa nella sua sublime arte. Passiamo al trecento intitolato La Lancia di Fuoco. Ultima volta di GL su di un numero celebrativo. Inizia pesantemente la parabola discendente del grande Aurelio con una storia chiaramente “alimentare”. Il furto di una lancia, con supposti poteri taumaturgici, da parte di una banda di scalcinati gaglioffi finisce ovviamente malissimo a causa dell’intervento dei soliti quattro pards. Il quattrocento: La Voce nella Tempesta è il canto del cigno di Aurelio Galleppini. Copertina da urlo per quanto è struggente, ma solo quella. Storia e disegni sono al limite della leggibilità ma ai giganti si perdona tutto. La storia: il tradimento del capitano Taylor provoca l’intervento dei quattro che con l’ausilio di Pat l’Irlandese sgominano una banda di rapinatori di banche. Giro di boa; non essendo più tra noi poveri umani i due Immortali, intesi come Bonelli e Galep, l’editore fa la scelta di giocare con più punte. Come vedremo infatti nei restanti tre numeri celebrativi a colori si alterneranno vari disegnatori e sceneggiatori. Sul cinquecento debutto a colori per Giovanni Ticci, unico grande erede di Galep. Lo avrei scelto come copertinista almeno della serie regolare senza nulla togliere al pur bravo ma un pelino troppo supereroistico Claudio Villa. La storia lascia un po’ il tempo che trova ma non è una novità. La profanazione della tomba di Lilyth scatena l’ira funesta del nostro il quale farà, ovviamente, piazza pulita dei malcapitati. Fiesta grande per i le sessanta candeline del nostro con il numero 575 dal titolo Sul sentiero dei ricordi. Degli ultimi numeri celebrativi è sicuramente il migliore come storia come spesso accade quando Tex ricorda. Stupendo l’allegato magnificamente illustrato da un gigantesco Di Gennaro. I Demoni del Nord (seicento!), ci ripropone un Ticci perfettamente, com’è ovvio, a suo agio negli scenari del grande nord. Tipica storia boselliana come sempre ben costruita con finale inconsueto.
Ed ora, signori, appuntamento al 700!!!
See you later