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Francesco Bosco [10/04/2010]
Intervento dell'Onorevole Grazia Giuntoli -11 dicembre 1951-
Potrebbe essere scambiata per una di quelle austere donne che appaiono in certi film di Totò, il grande attore napoletano, ma in realtà si tratta dell'onorevole Grazia Giuntoli. Riportiamo qui una parte del suo intervento avvenuto proposta di legge
Federici Maria ed altri: Vigilanza e controllo
della stampa destinata all’infanzia e
all’adolescenza. (995).
- PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge Federici Maria ed altri: Vigilanza e controllo della stampa destinata. all’infanzia e all’adolescenza.
Atti Parlamentari . - 33932 - Camera dei Deputati
DISCUSSIONI - SEDUTA POMERIDIANA D E L L' 11 DICEMBRE 1951
È iscritta a- parlare la- onorevole Grazia Giuntoli. -Ne ha facoltà..
GIUNTOLI GRAZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è stato detto in quest’aula che una qualsiasi ingerenza dello Stato in materia di stampa importa una coartazione della libertà. È un’affermazione che richiede una revisione dei principi fondamentali del processo giuridico-educativo perché impone la chiara enunciazione degli elementi primi della filosofia naturale, che noi chiameremo il buon senso, che dovrebbe essere più di ogni altra cosa privo di controversia. Ebbene, noi sappiamo che l’uomo è libero, sia nelle sue attività fisiche, sia nelle sue qualità psichiche. Ed è un dono naturale, tanto vero che Dante lo chiama 1110 maggior dono che Dio fesse creando n. Però, quando noi parliamo di dominio di se stessi, cioè di dominio dei propri istinti, della propria immaginazione e di tutte le altre forze infrarazionali, non parliamo più di un dono naturale, ma di una conquista, cioè il terminus ad quem di tutta 1’0 pera educativa e affettiva dell’uomo. E difatti in questo senso Cornelia dei Gracchi qui a ,Roma nella tragedia di Caio Gracco del Monti poteva apostrofare il traditore di suo figlio rinnegandolo di essere libero. Infatti, gli diceva: ((Sei crudele, sei cupido e libero ti chiami ))?
Ora, nel bambino, nell’infans, nel piccolo è assente la stessa liberta psicologica, mentre
sono pienamente attivi non solo il complesso vegetativo, ma la sensazione, la fantasia, l’istinto.
Nel fanciullo comincia 1’esercizio della libertà e quindi della responsabilità &, ma è un
piccolo crepuscolo, tanto è vero che lo Stato in quasi tutti i casi non punisce il ragazzo con
il codice, e fino a 14 anni il fanciullo non è giuridicamente responsabile. E bisogna riconoscere che la vita del fanciullo è dominata dalla sensibilità, dalla sensazione, dall’impressione, dalla immaginazione e dall’istinto. Egli non è colui che domina; e quel fondo di autonomia che vi è in lui diventerà dominio, personalità, impero della ragione, solo attraverso un’opera lunga e tenace che svolgerà lentamente l’educatore e che farà sbocciare da questo germe il fiore della libertà: l’educazione.
”Onorevoli colleghi, a chi spetta l’educazione? Alla famiglia prima di’tutto. E chi non sa quanto noi cristiani siamo fermi e inflessibili nell’affermare questo diritto originario, insopprimibile della famiglia nell’educazione? Ma appunto perché l’educazione è un’opera lunga, delicata e complessa, la famiglia non può bastare. Essa deve poter contare sulla collaborazione dello Stato come conta su quella della religione. Con la mamma e dopo la mamma vi saranno ancora altri uomini che fiancheggeranno l’opera materna: la scuola. Ma l’educatore, sia nel santuario domestico, sia nelle aule scolastiche, non si deve mai astrarre da quel primo principio fondamentale che io chiamerei assioma, cioè che il fanciullo vive in sensibzcs, lo si educa nella misura in cui lo si porta a far prevalere le riflessioni, il ragionamento e la coscienza. Infatti Platone, nelle sue leggi, dice che per
fare un buon servizio alla repubblica B necessario che vi sia un magistrato che provveda all’educazione dell’infanzia. E Seneca, volendo perfezionare il pensiero di Platone, dice che farà ancora più buon servizio allo Stato colui che educherà il giovane alla giustizia, che lo abituerà agli usi e ai costumi civici, che lo abituerà alla bontà, che farà trionfare la ragione e non il magistrato con il suo cumulo di sentenze.Ma perché l’educatore possa svolgere questa sua opera, perché la scuola possa lavorare sanamente, è necessario che intorno all’educatore, intorno alla famiglia, in torno alla scuola vi sia un ambiente, vi sia un’atmosfera sostanzialmente sana. Se l’ambiente, cioè le leggi, la stampa, non fanno altro che immergere il fanciullo nel torbido del sensibile, eccitando, fomentando, esasperando fino al morboso quello che l’educatore vuol dominare (ed ecco che la strada, il fumetto, il giornalino, come un gorgo hanno ingoiato e spezzato il più sapiente già accennato magistero della famiglia e della scuola), e poiché lo Stato riconosce e tutela la famiglia e vuole che la sua funzione prima sia quella di collaborare perché il giovane possa affermarsi in tutte le sue facoltà, che cosa deve fare quando si accorge che l’ambiente dove si svolge questa opera, che è tanto difficile da far dire ai pedagogisti ars cliflicillima, che cosa deve fare lo Stato quando scorge che l’ambiente, non l’ambiente civile, l’ambiente morale, ma in modo particolare l’ambiente spirituale in cui vive
questo fanciullo è inquinato ? Ha il sacrosanto dovere di intervenire, di censurare, di impedire ogni ragione di pervertimento con qualsiasi mezzo e, in modo particolare, deve reprimere quella stampa che, quando non è amorale, è immorale. Sono, i giovani, il futuro avvenire di domani.
L’abbiamo sentito ripetere da tutti gli scrittori, che sulle ginocchia della madre si forma l’avvenire dei popoli. E allora, se lo Stato ha questa grande funzione, deve prevenire in modo particolare affinché il fanciullo non trovi quei gravi pericoli che possano attaccare la sua liberta. Ma si viene a parlare di libert8. Si dice: in questo modo noi coartiamo la libertà. E si vorrebbe fare l’apologia della libertà che è sinonimo di libertinaggio. Si vorrebbe fare addirittura l’apologia della scienza del bene e del male. Ma non bisogna confondere la libertà quando questa è negativa; e no? si possono, e non si devono, mascheAtti