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Mauro Scremin [12/01/2011]
Botte da orbi, denti che saltano, occhi neri, pestaggi memorabili, risse furibonde, confessioni estorte a forza di pugni, porte sfondate, camere d’albergo sfasciate, voli dalle finestre: la brutalità è una costante nella saga del nostro eroe, il quale si rende protagonista di azioni istintive e violente che ogni tanto vanno anche al di là delle intenzioni del loro autore con conseguenze a dir poco drammatiche per quei furfanti matricolati che finiscono sotto le sue grinfie. A suo tempo lo stesso Tiger Jack rimase perplesso di fronte alle intemperanze del suo amico: “Aquila della Notte troppo impulsivo!” (L’ultima battaglia). Tra le più terribili è l’esperienza capitata al povero Sam, il complice dei fratelli Burrows: nel corso di un prolungato e spietato “interrogatorio”, riceverà tante di quelle legnate e talmente dolorose che la notte non riuscirà a chiudere occhio e il mattino successivo non sarà neppure in grado di reggersi in piedi da solo (La Mesa Verde). E Sam Potter, l’arrogante operaio della Kansas e Pacific che aveva osato rivolgersi al nostro chiamandolo “zerbinotto”, rimane così rintronato dalla batosta subita che alla fine gli rimarrà il dubbio se Tex nel pestarlo abbia usato qualcos’altro al posto dei pugni (Una carta rischiosa).
Il nostro eroe non è nuovo a questi eccessi, lui è un picchiatore nato e non gli par vero di avere ogni tanto tra le mani un farabutto da malmenare e da mandare all’infermeria. Come non ricordare il crudele pestaggio subito dal Rosso o i colpi brutali inferti a Volpe Rossa. E l’elenco potrebbe continuare con i vari El Dorado, Tom Holton, Whisky Bill… passati tutti sotto le "amorevoli cure" del ranger più feroce del West. Eppure il nostro Tex, anche nelle più crude manifestazioni di violenza, si mantiene rispettoso di un proprio codice di comportamento, anche con avversari particolarmente spregevoli come quel Tom Colter di Farmington che viene fatto svolazzare di qua e di là per il salotto di casa a furia di pugni. “In piedi! - gli ordina a un certo punto - Non mi piace pestare un avversario mentre è ancora a terra” (Fuochi nella notte).
Nella presente faccenda del contrabbando il nostro eroe usa la mano pesante fin dall’inizio ed è il losco magazziniere Floyd in particolare a farne le spese. Già dal primo incontro con il ranger a Forte Stanton, il poveretto esce conciato così male che alla fine non possono fare altro che trasportarlo dal medico dove, tra penosi lamenti, viene in qualche modo ricucito. Ma fa appena in tempo a ristabilirsi che, trascorsi una dozzina di giorni suppergiù, lo sventurato viene catturato dai nostri e allora Tex ne approfitta per somministrargli un trattamento ancora più feroce e spietato: dopo averlo di nuovo bastonato, lo fa legare per le braccia e trascinare da due Navajos a cavallo nel letto di un torrente dove "dolorante in tutto il corpo e mezzo affogato, finisce per perdere i sensi". E una volta portato all’asciutto e fatto rinvenire, sotto la pur finta minaccia di abbandonarlo del tutto nelle mani degli stessi Navajos, viene indotto finalmente a sciogliere la lingua.
Insomma, un pessimo elemento questo Tex e per di più indisciplinato, riottoso, per nulla intimidito dall’autorità, verso la quale in certi momenti si dimostra apertamente ostile, che si tratti di ufficiali dell’esercito come, soprattutto, di politicanti. Ma in compenso deciso e risoluto, ultima e definitiva risorsa quando si tratta di risolvere un caso disperato. Richiamato in servizio apposta per indagare su di un traffico di armi con i Comanches, non rinuncia al gusto di battibeccare con il colonnello di turno che quasi lo implora di accettare l’incarico ricorrendo addirittura all’adulazione: “Avete uno stato di servizio eccezionale. Conoscete a fondo i dialetti indiani…”. E solo alla fine l’ufficiale dei rangers si rende conto che a Tex in realtà è sufficiente concedere carta bianca per mandarlo in missione anche all’inferno. Del resto, in questo come in tutti gli altri casi, vige sempre la stessa regola: per smascherare i malfattori i sistemi tradizionali sono controproducenti, agendo nella legalità il rischio di beccarsi una pallottola nella schiena è altissimo. Con il tenente Corbett, amico di vecchia data, il nostro ranger è esplicito: “Non sono venuto per raccogliere prove contro i rinnegati, ma per levarli di mezzo con sistemi piuttosto spicci”. Più chiaro di così… Lo stesso Corbett approva un tale modo di agire e non si trattiene dal complimentarsi in privato con Tex per come ha maltrattato il misero Floyd. Tex da parte sua si rammarica di non aver potuto fare di più: "Purtroppo è andata male". La punizione a suon di sberle è durata poco. Ahimè, il problema, a suo dire, è che ha il pugno troppo pesante…
("Una audace rapina" e "La voce misteriosa", nn. 44-45)