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La leggenda

Mauro Scremin [19/08/2010]

IL MISTERIOSO MISTER "P"

Vertigine

Ma che razza di bestia è l’ippocampo? E’ un Tex incredulo quello che viene edotto dal figlio sull’esistenza dei cavalli di mare, un Tex a cui non piace essere preso in giro: “Mai sentito dire che sul mare ci galoppano i cavalli”. Ma il giovanotto insiste: “Se tu fossi venuto a scuola con me lo avresti sentito dire, papà” (Il fuoco). E ancora in un’altra circostanza, nel sentirsi paragonato da Kit all’Araba Fenice, Tex ribatte quasi infastidito: “Non cominciamo con le parole difficili!” (La fine di Lupo Bianco). Insomma il nostro eroe non ha studiato. Del resto, per un pistolero come lui, saper leggere, scrivere e far di conto basta e avanza. A che gli serve la cultura? Nel West, poi…
Alle prese con la “P” greca di Proteus il problema si ripresenta. E anche questa volta il figlio di Tex, che, come è noto, ha studiato dai Padri Missionari di Santa Anita, scioglie l’enigma. “Ma sicuro! - esclama eccitato - Proteus, l’antico dio marino che pasceva il gregge di Nettuno…”. Naturalmente sulle prime Tex non capisce e il vecchio Carson reagisce stizzito di fronte a tanto sfoggio di cultura da parte del figlioccio. Ma alla fine della gustosa scenetta familiare i tre devono purtroppo convenire che il loro insolito avversario non solo è colto ma si sta rivelando anche “un vero asso”, abile e intelligente come Mefisto.
In effetti la tecnica di Proteus è particolarmente insidiosa e inquietante. Il trasformista sfrutta le debolezze della mente che viene avviluppata in un gioco nel quale diventa arduo tracciare il confine tra verità e finzione. Seguire la sua pista è una pura perdita di tempo. Come possiamo, in simili frangenti, esser certi dell’identità di colui che ci sta di fronte, come possiamo distinguere il buono dal cattivo, l’onesto dal criminale? Come la roulette al Lady Luck di Camp Verde, il gioco è truccato.
La disavventura del capitano Manson, ingiustamente accusato della rapina dei 50.000 dollari delle paghe di Forte Whipple, è esemplare. La guardia del corpo del commissario Jordan, scelta tra i migliori agenti della Pinkerton, non ha dubbi sulla sua colpevolezza: “L’ho pensato subito dopo averlo visto che il capitano fosse un tipo losco…”, si mette a sentenziare assistendo alla zuffa tra il furibondo mister Jordan e il malcapitato Manson.
Lasciatosi allegramente raggirare da Mister “P”, all’agente di Pinkerton non par vero di trovare conferma ai suoi inutili sospetti puntando rabbioso il dito accusatore sull’innocente militare. Invece… altro che faccia da ladro! Il povero capitano Manson è solamente un arrogante pallone gonfiato che uscirà scornato da un memorabile confronto con Tex in una sequenza da antologia (Rio Verde, pp. 78-79; ma il quadro più stupefacente è il primo in alto a pag. 79 che ritrae da una parte gli allarmati pards nell’atto di estrarre le pistole mentre dall’altra i soldati sghignazzano alle spalle dell’infelice capitano).
Trovarsi alle prese con Tex e compagni a Proteus sotto sotto non dispiace. Egli stesso ammette di provare gusto nel misurarsi con la gente di valore e ci tiene a mettere in mostra le sue innegabili capacità facendo recapitare dei biglietti alle sue vittime che anticipano le sue mosse, prendendosi gioco degli avversari e godendo così della confusione che provoca nelle altrui menti. Uomo di spettacolo, Perry Drayton alias Mister “P” possiede la vanità dell’artista che cerca l’applauso del pubblico, che vuole stupire con i suoi trucchi da palcoscenico. Una mente superiore, un cervello sopraffino, ma anche un ribelle, un infame, uno scapestrato che ha fatto morire sua madre di crepacuore e che alla resa dei conti, la bocca piegata in un ghigno beffardo, non riesce a nascondere il suo disprezzo per il perbenismo dell’illustre zio giudice. E con lo stesso ghigno beffardo, una volta calato il sipario, si lascia portar via dai nostri in attesa del prossimo show.

("Rio Verde" e "Yuma", nn. 86-87)