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La leggenda

Mauro Scremin [06/12/2009]

IL FIGLIO DI TEX

Arma letale

"Tex Willer! – esclama rabbioso uno dei pistoleros di Daggett – Ma mi avevano detto che non era più in circolazione!". Già, dov’era finito il nostro eroe dopo l’ultima avventura nello Yukon? Domanda oziosa! Ma ad allevare ed educare il marmocchio che qui ritroviamo ormai adolescente, ansioso come tutti gli adolescenti di mostrare che è già una persona adulta, ma non una persona qualsiasi. Papà Tex, bontà sua, aveva già capito di che pasta era fatto quello scavezzacollo di suo figlio, al punto che, perduta ogni speranza di fargli continuare gli studi e di avviarlo così all’accademia militare (ma guarda un po’...), si rassegna all’idea di prendersene cura personalmente. La vita selvaggia dell’Ovest è troppo dura, la civiltà stenta a farsi strada e proprio in questa storia si parla di sabotaggi alla costruenda linea ferroviaria che dovrebbe attraversare l’Arizona.
Quindi Tex si preoccupa di fare in modo che suo figlio diventi "un uomo pronto a fronteggiare ogni evenienza" e che sappia usare la colt per far rispettare i suoi diritti. Ma sa anche che così esporrà il ragazzo a dei rischi mortali e questo suscita in lui un profondo conflitto interiore. Del resto, come suo padre, Kit non è fatto per passare la vita a cacciare bisonti, Tiger Jack gli ha insegnato tutti i trucchi del guerriero e il ragazzo comincia a scalpitare, sente che è giunto per lui il momento di dedicarsi alla vera caccia: la caccia all’uomo. E così Tex acconsente a malincuore (ma forse sotto sotto è quello che desiderava) a portarlo con sé in una pericolosa quanto entusiasmante avventura. E Piccolo Falco non lo delude: sparatorie, inseguimenti, salvataggi, lotte corpo a corpo, acrobazie di ogni genere... Astuto e sagace, sa districarsi abilmente in ogni circostanza. Anche nelle situazioni apparentemente senza speranza dimostra una lucidità e una freddezza inquietanti. Insensibile alle raccomandazioni di suo padre alla prudenza, fa sempre di testa sua cioè come farebbe suo padre, se non peggio… Sfrontato e impertinente, si getta nell’azione con l’entusiasmo temerario di chi non conosce la paura. E il povero Tex, ormai sull’orlo della disperazione, arriva a un punto in cui non sa neppure se sia il caso di arrabbiarsi o di complimentarsi col figlio. Sta di fatto che il giovane Kit, spalleggiato da Carson, dà prova di meritarsi tutta la fiducia e l’ammirazione del genitore. Il quale più di una volta tenta di colpevolizzare lo stesso Carson che, poveraccio, fatica a contenere l’esuberanza del suo figlioccio: "Vergognati! – lo rimprovera aspramente – Che razza di padrino sei se non mi aiuti a tenerlo a freno?". Anzi, arriva addirittura a pensare che tra suo figlio e Carson sia già nata una complicità che potrebbe compromettere la sua autorità di padre: "Carson farà bene a smetterla di dare man forte a mio figlio – mormora fra sé e sé –, se no gli rifilerò un papagno in testa!".
Ma, in fin dei conti, che cosa si può rimproverare al ragazzo? In più di un’occasione tira fuori dai guai suo padre e Carson, è sempre un passo più avanti di loro, è il primo ad annusare il pericolo, è micidiale con avversari anche fisicamente più forti... Per la verità il giovanotto, non essendo ancora del tutto sicuro del fatto suo con la pistola, dovrebbe perfezionarsi un po’, cioè dovrebbe imparare a correggere il tiro in modo da colpire i punti vitali del suo avversario: stomaco, cuore, fegato, intestini. Insomma, mirare al centro, niente di più!
Ha un bel dire Tex quando si lamenta che suo figlio lo farà invecchiare prima del tempo, sotto sotto ne è orgoglioso, il bamboccio si sta facendo onore e ha iniziato a seguire le orme del padre: "Pensare che sua madre aveva un carattere così dolce..."

("Il figlio di Tex" e "Tex l’intrepido", nn. 12-13)