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Mauro Scremin [07/03/2010]
Gli sceriffi corrotti non sono mai andati a genio al nostro eroe. L’elenco dei malcapitati sarebbe lungo. Ma come non ricordare la celebre prova di forza in un bar di El Paso tra Tex “il fuorilegge” da una parte e lo sceriffo Wess Benis “e i suoi bastardi” dall’altra? Una sfida che Tex ha lanciato per primo fin dal suo arrivo in città, una promessa solenne sulla tomba di una vittima innocente, un’offesa che andava vendicata. Alla fine tre cadaveri sul pavimento del saloon sono un duro monito per coloro che pensano che nel West non vi sia giustizia (Fuorilegge).
Sorte differente, ma per certi versi più crudele, è quella riservata all’oppiomane sceriffo di Lineville. Uscito malconcio dal confronto col nostro eroe, le mani fracassate dai proiettili e ancora sanguinanti (“due dita di meno alla destra”), viene ferocemente apostrofato da Tex: “Topo da fogna… Sterco di cavallo… Se trovate un veterinario in gamba, forse avrete modo di non restare monco e disgustoso anche agli occhi di un coyote” (L’eroe del Messico).
E, come ai vertici della drammaturgia bonelliana dei tempi eroici, anche a Palmer Spring Tex non delude. L’agguato sul Buckhorn, dove Carson è rimasto seriamente ferito, l’ha reso furibondo e con il losco e corrivo sceriffo Grant, dopo un breve battibecco, passa subito alle vie di fatto: lo provoca soffiandogli in faccia il fumo della sigaretta, lo insulta con disprezzo (definendolo "Portatore di patacche") e, prima che questi possa reagire, rapido come il fulmine gli affibbia un potente sganassone. E più avanti, quando si presenterà l’occasione, si compiacerà anche di malmenarlo con selvaggia crudeltà fino a che, ridotto a uno straccio, gli concederà la possibilità di lasciare il paese o di affrontare una morte sicura in duello. I nemici però non sono tutti uguali e nel corso dell’avventura il nostro ranger si guadagnerà anche il rispetto di un avversario temibile ma leale come Yubal il mezzosangue, un mastino col quale l’approccio non è certo amichevole: un aspro confronto alla fine del quale i due passeranno in men che non si dica dalle pistolettate alle reciproche attestazioni di stima.
La relativa brevità della storia, nove albi a strisce, non deve tuttavia trarre in inganno. In realtà questa piccola perla non è altro che un concentrato incandescente di quella materia tipicamente texiana che ha ispirato la saga del ranger più famoso del West, dove il linguaggio bonelliano, nei dialoghi scoppiettanti, nella caratterizzazione dei personaggi e nella narrazione serrata e vivace, si mantiene ai massimi livelli espressivi. Il tutto illustrato dai disegni di un Muzzi onesto, dignitoso e, comunque, mai abbastanza apprezzato.
Insomma qui c’è un Tex da antologia che mena micidiali fendenti, che spara tenendosi appeso a un ramo sopra uno strapiombo come se niente fosse, spietato e brutale coi malfattori, generoso e protettivo coi giusti. E’ il Tex magnanimo che soccorre paternamente il giovane Billy Bilder colpito dalla sventura, ma anche il Tex violento che per riparare i torti non usa mezze misure, che estorce confessioni a suon di sberle, che si diletta nell’irrompere nottetempo a volto coperto in veste di rapinatore nel ranch Esmeralda, covo del nemico, cogliendo di sorpresa il capo della cricca, l’avido e prepotente Maxell col quale ha un memorabile scambio di battute. "Chi siete?", chiede costui a un Tex mascherato in vena di scherzi notturni. "Un uomo dietro una pistola", risponde lapidario il nostro.
Del resto con Tex l’equivoco è sempre in agguato e si possono avere delle conseguenze davvero spiacevoli se si pensa di avere di fronte un uomo qualunque. "Tex Willer! Questo è il mio vero nome – sentenzia il nostro all’intontito sceriffo di Palmer Spring –. Ma non è al mio nome che devi far caso quanto alle colt che si trovano nelle mie fondine".
("Corsa alla morte" e "Duello all’alba", nn. 58-59)