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Francesco Bosco [10/12/2012]
Che strano! Quando Ortiz disegna in maniera indecente la storia di Ukasi dipende dalla cattiva sceneggiatura di Nizzi e quando invece la sceneggiatura è valevole, Ortiz non migliora lo standard delle sue tavole: vedrete che ora si applicherà il teorema degli anni passati tra le due performance e l’effettiva resa grafica.
Ma insomma, un disegnatore senza fascino questo Ortiz: basta guardare le donne disegnate in questa sceneggiatura di Ruju e confrontarle con qualsiasi rappresentazione femminile di un qualsiasi altro disegnatore della saga… senza scomodare i vari Galep, Uggeri, Ticci, Letteri, Nicolo e Fusco.
È troppo innaturale e stravagante per essere vero, anche se, da un certo punto di vista, un disegnatore strambo e caricaturale lo è sempre stato, pure quando era al top della forma.
Ma quale “sporco” e “ruvido”… o adatto al western, Ortiz è esattamente il contrario di come viene dipinto: un disegnatore che mette un miliardo di tratti in ogni vignetta non può essere considerato “sporco” e adatto a Tex… mentre uno “essenziale” o poco più che essenziale (alla De La Fuente) da considerarsi non adatto a Tex e “poco sporco”. Ma, De La Fuente è per le facce dei personaggi! Ah, ok! E allora le facce di Tex fatte dal nostro Ortiz sono le peggiori della saga, nonostante il modello ticciano, nonostante la polvere e lo sporco bernettiano… e a questo punto ci spiace non poco se un vero maestro internazionale del western come Victor De La Fuente non ne ha azzeccata una di faccia, ma ha almeno mostrato la sua “anima” senza modelli.
Senza spirito di coesione grafica col personaggio la professione esercitata dal amatissimo Jose sul nostro Tex: ma in fin dei conti oggi basta fare un Tex nella penombra, un cattivo con lo sguardo assassino da sotto il cappello, e il gioco è fatto. Però, ad Ortiz, oltre a tutte queste belle paraventate in uso sulla saga (e adottate non certo solo da lui) non viene manco da pensare che quelle femmine di “Tra il cielo e l’inferno” sono una macchietta! o che il cappello di Carson di pagina 82 di “Le catene della colpa” una irriverente colpo allo stomaco del lettore.
Mai sentito dire che Jose Ortiz fosse un artista dal tratto sporco prima del suo ingresso a Tex e se per sporco intendiamo l’affollamento delle vignette con valanghe di scuri e tratteggio sino all’esasperazione, beh…allora d’accordo.
Io preferirei definire il disegno di Ortiz saturo! Inutilmente saturo, carico di “effetti” che servono anche a nascondere problemi di dinamica e scarsa adattabilità alla fisionomia del personaggio!
A volte non credo ai miei occhi, di fronte a certe tavole di Mister Ortiz, e a questo punto non credo neanche di essermi sbagliato quando qualche tempo fa sollevai, per primo, lo scarso impegno di certi disegnatori … maestri riconosciuti del fumetto internazionale, attirandomi le ire degli amanti del Tex trucidone.
Ci mancherebbe, mi lamentai con Sergio Bonelli per aver speso duemile e cinquecento lire per uno dei suoi volumi disegnati in mezzo pomeriggio dal “grande Pratt”, figuriamoci se non posso farlo con uno che mi fa il Tex di questo albo.