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Autori di Tex

Francesco Bosco [28/01/2013]

A. Galleppini

Ho chiesto a Roy Mann di tirar fuori dai suoi infiniti archivi una foto che ritraesse un Galep d’annata, quello del quale mancano purtroppo foto, ed ecco che lui, da fiera colonna del sito BS, tira fuori un Galleppini del ’73 che non ci aspettavamo di vedere proprio in sua compagnia.

È un bellissimo fotogramma “vintage” che pubblichiamo con immensa gioia.

 

Si dice che l’apice della forma artistica raggiunto dall’artista texiano è proprio quello degli inizi degli anni ’70  – anche se a mio parere, quando potette disegnare in solitaria la maggior parte delle strisce di storie come la Città d’Oro o Le Terre dell’Abisso, Galep lì non è da meno- tenendo sempre in considerazione l’ altro periodo dove,  sotto la sceneggiatura dell’amico Guido Nolitta, disegna in maniera superba le prime storie del post 200, soprattutto quella de ”L’Aquila e la Folgore”. Ma forse sarebbe più giusto dire che Galleppini è sempre stato all’apice, anche se purtroppo non abbiamo potuto godercelo appieno.

Personalmente infatti non ho mai ritenuto opportuno parlare in maniera letteraria di “stile Galleppini” (mi riferisco chiaramente al primo ventennio texiano), se non per il fatto che si tratta di uno stile mai emerso o emerso solo a tratti, proprio a causa della babele di tavole e copertine realizzate in collaborazione con altri disegnatori. Del resto è lo stesso autore a dichiarare che il suo primo Tex è passato attraverso lo scambio infinito di matite e chine tra lui ed altri suoi colleghi. Che razza di analisi stilistica si può fare in presenza di strisce matitate da quello e chinate da quell’altro? Nella saga assistiamo solo di tanto in tanto alla realizzazione completa di tavole da parte di Galep e in queste si che  emerge la grandezza del disegnatore: dai singoli episodi come “La Mano Rossa” e “L’orma della Paura”, fino alle ampie scorribande del suo pennello in Vindex il pazzo, o in “La Città d’Oro”.

Stile? Stile ed evoluzione grafica sono saldamente legati uno all’altra e, fino all’ingresso di Letteri & C., lo stile Galep è prigioniero delle regole editoriali del personaggio. È come se parlassimo di stile Villa, oggi anche lui “prigioniero” del marketing editoriale di Tex Willer che non permette al disegnatore di misurarsi costantemente con le tavole del personaggio, attraverso una ricerca grafica costante.