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Francesco Bosco [12/04/2013]
Tex, un po’ rimbambito, scambia la “M” di Mefisto, tracciata sulla sabbia dal figlio appena rapito, per il simbolo del “SERPENTE”. È il saggio Tiger a segnalargli che nei segni Navajo Kit avrebbe tracciato il serpente in un’altra maniera.
Accidenti, a rivederlo quel Tiger, in coppia con Tex, viene la pelle d’oca: epocale. Tiene lui il filo della prima metà della storia, con Aquila della Notte completamente in balia degli eventi.
E invece eccolo qua, ai minimi storici, nella storia dell’inseguimento firmata da Faraci e Mastantuono, trapassato da una pallottola al fianco ma pronto a rialzarsi dopo un paio di pagine.
Anche nella vecchia storia con Mefisto una fucilata di Carson gli aveva bucato la spalla, ma ci aveva messo un mese per riprendersi. Eh già, le care e ingenue vecchie storie! Quelle piene di incongruenze, dove non si calano i cinturoni, dove Tex è infallibile … e dove, miseramente si recensisce un Tex mai esistito, quello del riempitivo, il paladino della giustizia…
E perché dovremmo preoccuparci delle troppe sparatorie e di un pallosissimo inseguimento quando a mancare clamorosamente è proprio Tex?
Mi vorrei divertire quando leggo Tex ma, purtroppo, da anni, la cosa succede sempre più raramente. E questo è dovuto al character completamente stravolto: se non si riesce più neanche a tenere la rotta del Tex guascone … e se non si riesce a tenere in piedi graficamente il personaggio, oggi ridotto miseramente ad un cumulo di facce deformi, come posso pensare di divertirmi?
No, non hanno disturbato le troppe sparatorie ed il lungo inseguimento… Ha disturbato il Tex-macchietta, accompagnato da un Tiger al limite del “meccanico”. E personalmente ha disturbato il Tex “doppia pistola” da video gioco che, collo rigido, spara ai quattro venti. Ma che roba è?
E lasciamo stare l’ultima pagina… eh?
I disegni sono importanti?
I disegni sono “mezza riuscita” della storia! Il Tex di Mastantuono con questa capoccia avvitata sul busto (viene da dargli una stecca dietro la zazzera) e la sua inespressività ormai conclamata, mi ricorda vagamente quei manichini che stavano da Coin! Ma almeno quelli sembravano più rilassati.
Eppure, Mastantuono realizza le sue tavole migliori da quando è su Tex: ha ingrandito la visuale dei singoli pannelli… e fa capocce un po’ meno grandi ed è anche un po’ meno ruvido. Gran bel disegnatore, non c’è che dire! Ma su Tex gli servirebbe lucidare tre quarti del lavoro per passare come “adatto al personaggio”: neanche Will Eisner avrebbe fatto su Tex una bella figura, Tex è Tex, e questo forse può consolare la stirpe bernettiana/mastantuoniana così lontana dalla visione letteriana. Così (come cultura comanda), oggi è un peccato mortale adattarsi graficamente al personaggio: come a dire che il povero Monti ha capito poco sul da farsi quando faceva il suo Tex alla “Ticci”!
Ed invece eccoci qua a lamentarci di un maestro internazionale come Corrado Mastantuono e a lasciare nel dimenticatoio i vecchi cari artigiani come Bruzzo, Milano, Rossi… e, appunto, Monti (che personalmente ricorderò più di Mastantuono, Bernet, Font, Ginosatis, Cestaro…)
Tito Faraci (non bene in questa storia), invece il suo errore lo ha già commesso da tempo: quello di non seguire il vecchio GL nel rispetto del lettore (anzi, come cultura comanda). Quindi non ne parliamo. È inutile parlare quando in testa serpeggiano certi concetti!
La storia, ci avrei scommesso un euro, non è scandalosa, perché non esistono storie scandalose in Tex… e, se si ha questa percezione, allora significa che Tex è vissuto come un chiodo fisso con tanto di derivazioni e fisime (in fondo c’è ancora chi del disastro Nizzi ne fa una questione di vita o di morte e continua a sbattere i piedi per terra, povero lui), e con l’aspettativa dell’eccellenza tutti i mesi è facile innervosirsi quando le cose non vanno.
Ma, vabbè, troppe sparatorie… e che è? Il Ritorno di Montales?