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Francesco Bosco [10/03/2014]
Quella sera del 10 Marzo del 1994, la ricordo come se fosse oggi.
Era uno dei tanti dopocena in cui mi organizzavo per lavorare al libro che dovevamo pubblicare con l’amico Romano Vallasciani quando mi arrivò proprio una sua telefonata che mi avvertiva della scomparsa dell’amico Galep. L’aveva data poco prima il telegiornale, ricordando l’autore attraverso i soliti ed immancabili “luoghi comuni”. Sapevo che da un momento all’altro quella notizia sarebbe arrivata ma non immaginavo che mi avrebbe gettato nella profonda tristezza che per tutta la sera mi strinse il cuore in una maledetta morsa, portandomi al limite delle lacrime. Il Guerriero se ne era andato dopo un’indicibile sofferenza.
Sì, oggi posso chiamarlo “Guerriero” in virtù del fatto che, a venti anni di distanza, scrivendo ancora di lui per un’opera di prossima pubblicazione, scopro che Aurelio Galleppini non può essere considerato solo il papà grafico di Tex ma un motore inesauribile che per più di quarantacinque anni ha tirato avanti la baracca del più popolare eroe dei fumetti perdendo inesorabilmente la possibilità di sviluppare con pienezza la sua arte.
Certo, anche Tex ha dato molto a lui ma non tanto da far credere che non ci sarebbe stato un “Galep” senza Tex: forse più il contrario!
Era un grande disegnatore, Aurelio, e anche senza Tex il destino lo avrebbe assegnato sicuramente ad altri successi, probabilmente “popolari”, poiché l’unica certezza è quella che, avendolo conosciuto nei punti vitali della sua professione e avendo saputo delle sue passioni verso il mondo dell’illustrazione popolare, egli non avrebbe mai abbandonato l’Arte dell’Avventura.
Quel giorno del ‘94, con lui, se ne andava, appunto, una parte della narrativa illustrata popolare.
Cosa dire di più? Conservo di lui un mucchio di aneddoti nati dall’incontro che avemmo pochi mesi prima che ci lasciasse e dove fu sorprendentemente “aperto” e sincero. Ricordo frammenti di vacanze trentine nel film che ci proiettò a casa sua… Ebbene, vederlo all’opera sui murales che un amico gli aveva chiesto per il suo locale fu, vi assicuro, uno spettacolo assoluto: Aurelio era allegramente situato sulle delle impalcature edili a un paio di metri da terra, con la tavolozza dei colori nella destra, i pennelli f.to “large” nella sinistra e ciuffo al vento a “creare” scene che riguardavano i politici italiani dell’epoca. L’intenzione dell’opera era volutamente ironica, nella tradizione di quel “Galleppini” autore di vignette satiriche nel periodo anteguerra. Oppure, quando ci svelò chi erano i “veri” protagonisti dei disegni che apparivano nelle didascalie delle prime avventure di Tex: si trattava di personaggi reali rappresentati nelle loro personali vicissitudini sentimentali che Galep “narrava” con simpatia.
O, ancora, la confusione generatasi nella sua testa per le decine e decine di copertine di Tex che Sergio gli faceva fare e che lui credeva pubblicate nella serie quando invece erano assolutamente inedite e che un giorno pubblicheremo… la passione per la balsa con la quale aveva costruito i carri e i velieri che si era “portato” su Tex (beh, lì l’emozione di avere tra le mani il veliero di Yama, fu forte) … o l’impresa di rifare le tavole di Tex rubate dal suo archivio personale.
Potrei continuare per ore ma preferisco fermarmi qui, non dimenticando che nell’albo di Tex di questo mese, uscito a tre giorni dalla ricorrenza del ventennale della morte del Maestro, non vi è nota di Aurelio Galleppini. Non importa se sarà ricordato dalla SBE in una forma più eclatante tra qualche giorno o qualche settimana, l’occasione per farlo c’era ed era a portata di mano ma, a quanto pare, la politica editoriale della Casa Editrice non prevedeva la celebrazione del papà grafico di Tex su quello che è stato per certi versi la sua seconda casa: l’albo di Tex.
Sinceramente un atteggiamento di difficile comprensione.
Avanti con Lukas, il Tex di Repubblica e l’interessante posta degli editorialisti…