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Francesco Bosco [11/03/2014]
… quando la parte violenta della storia è rappresentata da protagonisti giovani, tanto giovani e bellocci da ispirare simpatia, si fa una certa difficoltà ad accettare Tex nel ruolo di Ranger integerrimo. Crolla così l’impalcatura manichea vista mille e mille volte nella saga.
Nulla di male, anche in considerazione del fatto che non solo in Nolitta ma nello stesso G.L. Bonelli, male e bene (o giusto e sbagliato) hanno a volte una collocazione non ben definita: infatti, se in “Massacro” GLB mette in discussione l’operato di Tex (vedere l’articolo di Mauro Scremin "Territorio Apache") Nolitta fa la stessa cosa in “Caccia all’Uomo”.
Quindi, non deve sorprendere nemmeno la scelta di Boselli di impostare il cardine della narrazione del suo “Giovani Assassini” sulla base dei suoi illustri predecessori. D’altro canto, la forzata “non risolutezza” (finora verbale) di Tex diventa perfino “utile” quando questa trova nell’autore una sorta di sfogo come il deliberato pestaggio di Dirk Bolton: ah, che spazzolata nel nome del “Tex provocatore” dell’era bonelliana. Ma che goduria anche il Tex che ritorna a duettare verbalmente con Carson mentre i due riposano dietro la balaustra che divide il saloon dalla main street di Dryfork City. E che dire di quello che fuma in barba al politically correct?
Storia piacevole, intrisa di quei significati che la legano di concetto a “El Supremo”, così come le vecchie storie di ampio respiro del grande Bonelli venivano spesso seguite da quelle più marcatamente cittadine, solo apparentemente “frivole”, intrise invece del Tex più “scorretto” della saga.
Nei limiti di ciò che si è letto finora con “Giovani Assassini” e a prescindere dal giudizio che se ne darà solo a conclusione della storia, bisogna apprezzare questo “ritorno al passato” cucinato abilmente da Boselli e narrato graficamente da Font.
Font. Nessuno toglie all’autore le capacità narrative, ma che fatica accettare certi sgorbi e certe approssimazioni. Faccio un esempio: la tavola di pagina 44 ha nel primo pannello della seconda striscia un Tex che definire disgustoso è un eufemismo, ebbene, assumendomi la responsabilità di quello che dico, secondo me l’intera pagina è disegnata in meno di due ore da Font. La cosa in sé non è nemmeno rilevante ma lo diventa quando quel lavoro di due ore è eseguito con una trascuratezza grafica da far girare le balle anche al più paziente dei lettori.