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Emanuele Mosca [25/07/2018]
Faccio una premessa (concedetemela): stamattina (vi scrivo in un pomeriggio leggermente nuvoloso del 24 luglio) mio padre mi ha portato il primo numero della nuova ristampa di Blek allegata a Gazzetta. Ascoltare le sue parole, e vedere il suo entusiasmo per questa nuova collana di ristampe, mi ha un po’ commosso perché poi, con il suo solito stile nichilista e da menagramo, mi ha detto: “Questa è l’ultima serie che faccio in vita”.
Ecco, fatti i debiti scongiuri (papà pienz’ ‘a salute!) posso dire che un po’ lo capisco: Blek è il fumetto della sua infanzia. E della mia. Perché entrambi lo abbiamo conosciuto e amato da bambini, una cosa che ci accomunerà per sempre. Allora mi sono messo nei panni di tanti sessantenni e settantenni che, come mio padre, stamattina si sono recati nelle edicole. Questi lettori che, ancora oggi, leggono pure Tex e che hanno ritrovato l’idolo della loro infanzia ripescando in quel bagaglio dei loro ricordi, ancora intatto, ancora prezioso.
Dal punto di vista editoriale la ristampa proposta da Edizioni IF insieme a Gazzetta è semplicemente meravigliosa. Blek torna in una cornice moderna ma attenta al passato: basti vedere la magnifica cover, tratta dalla ristampa Alternata degli anni ’70 realizzata da Sinchetto, utilizzata per il numero uno. Il formato è grande, le vignette pure, e questo va a premiare il disegno della Essegesse. E c’è stata anche un’attenta revisione dei testi. Forse i puristi storceranno il naso, ma finalmente alla pagina 2, vignetta 1, Roddy pronuncia “Blek” e non Bleck” come nelle passate edizioni. E poi c’è il colore.
Blek dunque torna. Dal 1954 a oggi è ancora vivo e vitale. E’ stato in Francia, Grecia, Germania e nella ex Jugoslavia, proposto in tante edizioni di ristampe ma anche di storie inedite. E torna nel migliore dei modi, proponendo in un unico volume le prime sette strisce uscite in quei meravigliosi anni ’50. Pagine che ho letto decine e decine di volte.
La prima avventura del biondo trapper creato dalla Essegesse è un capolavoro. Concedetemi toni entusiastici: chi pensa che quella e altre storie del trio torinese siano “ingenue” si sbaglia. E di grosso! Sarebbe come dire che Brick Bradford, Mandrake e Phantom siano ingenui.
Certo, in seguito e per motivi editoriali il trio torinese avrebbe improntato la sua serie di successo prettamente per un pubblico di bambini (legittimo), ma questa prima storia e le serie seguenti propongono avventure meravigliose e più mature adatte a tutti. Che potresti leggere cento, mille volte e non te ne stancheresti mai. Come quella, intramontabile, nel Regno di Akbat. O con Gli Uomini Lince.
Dei classici quindi. E in Trappers alla Riscossa (è questo il titolo che Gazzetta ha dato al primo numero) Blek si presenta al lettore ancora come quell’eroe che tutti abbiamo amato, quell’uomo coraggioso che adora vivere nei boschi, che odia i soprusi e che lotta per la libertà e la giustizia. E l’avventura inizia con un assassinio, quello del papà di Roddy, ed è subito dramma: migliaia di lettori si sono commossi. E, sempre in questa prima storia, facciamo conoscenza con uno dei tanti character della Essegesse, quel professor Occultis che, giunto in America, dice a Blek: “Pensai che gli uomini bianchi non erano poi meno ingenui dei rossi, e che avrei potuto imbrogliare anche loro perfezionando i miei trucchi”. Che inguaribile imbroglione questo Occultis! Lui sì che era per l’uguaglianza!
Come i migliori brani di Battisti e i più bei film di Totò, la prima avventura di Blek ha sempre quel fascino intatto, quel candore che nulla potrà mai sbiadire. Striscia, Raccoltina, Albo D’oro, Libretto, formato Bonelli: sono tante le incarnazioni che questo biondo eroe ha vissuto in sessantaquattro anni di vita editoriale. Ma ecco che torna, ancora, come un eroe che non si rassegna all’oblio. E torna in un periodo in cui gli smartphone e i like sui social hanno cambiato per sempre la percezione e il nostro modo di comunicare, di leggere e di acquistare i fumetti. Una ristampa che si rivolge agli antichi lettori, quindi, o a quelli come me più giovani, ma mummie dentro. E mi piace pensare che, idealmente, possa rivolgersi a qualche nuovo lettore. Ma questo sì che è utopistico.
Però al diavolo la tristezza. Blek è tornato! Viva Blek!