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Francesco Bosco [11/06/2019]
Continua la bella proposta della Allagalla editore riguardante la raccolta di vecchi capisaldi del fumetto italiano attraverso la pubblicazione di eleganti volumi curati da Roberto Guarino e Matteo Pollone. Ultima in ordine di tempo è quella che vede il rispolvero degli episodi di Smith & Wesson, una serie western pubblicata sul Corriere dei Ragazzi a cavallo degli anni ’70, che rappresenta l’ultimo lavoro di Mario Uggeri per il fumetto, su testi di Andrea Mantelli.
Di Uggeri ho quasi finito le parole per descriverlo, diciamo solo che con una sintesi finale lo potrei collocare tra gli artisti più espressivi del nostro tempo.
In Smith & Wesson l’artista è capace di attraversare diverse alchimie grafiche che si trasformano sia in potenti e virili scene di azione che in espressività legate alla struttura dei personaggi. Mario Uggeri è stato infatti uno sperimentatore tra i più validi nel mondo del fumetto, tanto da non riconoscerlo quasi più tra quello che disegnò un paio di episodi di Tex nel 1951 e quello dell’ultimo periodo. Uggeri è arte… e questo lo sanno bene tutti gli addetti ai lavori. In lui si denotano comportamenti di chi ha in se lo spirito della narrazione fluida e armonica, di colui che vuole un “linguaggio” allo stesso tempo apprendibile e suggestivo.
Poi c’è il personaggio Uggeri che non si discosta affatto dall’artista: un uomo che viveva con vigore le situazioni contingenti e con riflessività la dove ve ne fosse bisogno. L’ho conosciuto, ed è questa la cosa che più mi ha colpito di lui.
L’iniziativa di Roberto e Matteo mi ha fatto conoscere per la prima volta Smith & Wesson, dal momento che non avevo mai avuto occasione di leggerne la serie sul Corriere dei Ragazzi e che nemmeno sapevo fosse opera di Andrea Mantelli, sceneggiatore che avevo apprezzato nelle “libere” della Collana Rodeo illustrate da Diso e Polese.
Insomma, una bella iniziativa che fonda il suo piano d’azione su una serie di spunti dei rispettivi curatori che riescono a dare un senso ad una logica mai fine a se stessa ma che anzi acquista un valore superiore per sperimentazione e lavoro di ricerca.
Devo dirvi io che queste opere devono assolutamente campeggiare nelle vostre librerie? No, no di certo.