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Francesco Bosco [26/11/2021]
“Chissà se il grandissimo Francesco Bosco, il più grande esperto mondiale di Galep, accetterà la richiesta di amicizia da parte di questa vecchia mummia”.
“Chissà se il giovane reprobo accetta la proposta di scrivere un art per la rivista Texani in programmazione a metà febbraio o giù di lì”.
“Nessun problema tizzone d’inferno, l’articolo sarà pronto per fine gennaio, primi giorni di febbraio (massimo)”.
E l’articolo me lo consegnò alla fine di gennaio. Emanuele era di parola, napoletano dentro ma preciso come un orologio svizzero.
Ci conoscevamo già da un bel pezzo, ma questo fu il nostro primo contatto su Facebook.
Lo scorso anno, in occasione della scomparsa di Maradona, gli scrissi in chat (trascrivo): “Ero un ragazzino quando morì Bruce Lee, mio mito assoluto, e so che significa perdere un punto di riferimento. So che amavi Maradona e se domani si comincerà a parlare della cocaina, spegni il computer, la gente non sta bene, è frustrata, è cattiva…”
“Grazie della vicinanza Francesco, è vero quello che hai scritto. Domani sarà peggio. Uno dirà è solo un calciatore, però per me bimbo è stato un mito e sono cresciuto con lui…”
“Domani sarà peggio”, diceva Emanuele, ma peggio non doveva essere quello che è successo in seguito, e cioè che esattamente un anno dopo avesse dovuto raggiungere lassù il suo amico Maradona. E nemmeno che la sua storia di Tex sarebbe uscita in edicola nel giorno della sua scomparsa. È andata invece proprio così. Ed Emanuele, per chi non lo sapesse, era un giovane ragazzo nei suoi anni più belli.
Tex era la sua passione. E gran parte del fumetto classico; personaggi come Blek, Zagor, Storia del West, Ken Parker… o scrittori come Nolitta e Berardi. E aveva un amore sconfinato per Galep. Andava su tutte le furie se qualcuno glielo toccava. E purtroppo Galep glielo “toccavano” tutti i giorni. Una guerra!
“Ema, ti sei mai chiesto perché Galep è il bersaglio preferito di tutti coloro che oggi rivendicano spazio per gli autori internazionali, e non lo è, ad esempio, Letteri? “Sai, colpire il massimo simbolo texiano per lasciar strada a questi nuovi interpreti è una vecchia e sempre funzionante strategia”.
“… France’ ieri leggevo Lo sfregiato, niente, quel Tex perché non ritorna?”
A chi me la faceva, non ho mai saputo rispondere a questa domanda, e non sono riuscito a dare una risposta nemmeno a lui.
Alla fine è il pubblico che giudica! E il pubblico premia il Tex di Galep quando lo ristampano in 28 milioni di copie su Collezione Storica. Con buona pace degli indegni strateghi.
La nostra chat è chilometrica, come lo erano le telefonate. Avevo, indirettamente, a che fare con lui tutti i giorni, visto che mi arrivavano le notifiche di suoi interventi in altre pagine di FB, oltre quelle che condividevamo o gestivamo. Un’altra guerra, signori! Parlando con Ismaele, il suo amato fratello, ci siamo trovati d’accordo sul fatto che Emanuele non ne lasciava (giustamente) passare una, ed arrivava a veri e propri scontri con utenti anche celebri (qui permettetemi di non fare i nomi di queste mezze calzette che affollano la scena dei fumetti ed altro, senza averne titolo).
Ismaele glielo diceva, io glielo dicevo: ma che cazzo ti metti a discutere con uno che: “Chi tene ‘o mare, è una canzone di merda”. Che: “Le sceneggiature di GL Bonelli sono ingenue”. Che: “La cucina napoletana è tra le peggiori”.
Il 18 ottobre del 2018 Boselli approva la sua sceneggiatura per una breve. Di Emanuele conservo almeno quattro sceneggiature che mi ha spedito nei mesi precedenti l’approvazione della “breve” e che custodisco ancora nella cartella nominata “Tex_Ema”, ma comunque la notizia di quella approvazione lo manda in paradiso.
Ecco, quando ho visto che dopo tre anni stava per uscire la sua storia e non vedevo il mio amico sulla sua pagina FB, benché avesse avuto un intervento di cui aveva parlato in un post molto amaro il 27 settembre, mi sono davvero preoccupato. L’ho chiamato, ma non rispondeva. Gli ho mandato gli auguri di compleanno tramite WApp, e niente. Allora ho chiamato gli amici più stretti: “Ragazzi… Emanuele non rinuncerebbe a questa cosa neanche se fosse inchiodato in un letto con tutte le ossa rotte, lo conosco troppo bene”.
Gli amici hanno avuto il mio stesso pensiero.
Emanuele era sì inchiodato ad un letto, ma nel profondo sonno di un coma farmacologico. E nella notte del 24 novembre se n’è andato.
Se il compito di tutti noi è quello di lasciare qualcosa ai posteri… allora io dico che Emanuele ha lasciato segnali d’amore, basta vederlo in foto.