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Mauro Scremin [13/02/2022]
Se c’è un caso in cui Tex perde i nervi è proprio questo. Ci troviamo in una di quelle situazioni che si possono definire senza uscita. Di solito il nostro eroe sfoggia un invidiabile ottimismo e una notevole forza d’animo anche nelle situazioni più difficili. Dopo tutto, non è la prima volta che si trova sepolto vivo… E anche Carson, come si ricorderà, si è trovato in circostanze simili. Intrappolati come due sorci nel cunicolo di una miniera abbandonata che si snoda nel sottosuolo del villaggio di Delmar, i nostri possono dire di essersela cavata a buon mercato sfuggendo miracolosamente ai proiettili del lugubre Long Jim. Ma in ogni caso la prospettiva che hanno davanti è terrificante.
È quindi del tutto comprensibile che nella spasmodica ricerca di una via d’uscita la tensione tra i due diventi palpabile fin dalle prime battute nervose di un Carson che è ormai entrato a pieno titolo nel ruolo di uccello del malaugurio, di profeta di sventure. “Non siamo i primi a essere stati scaraventati quaggiù” osserva con raccapriccio contemplando gli scheletri disseminati qua e là nel sotterraneo. Al che Tex ribatte nervosamente, quasi ad esorcizzare la paura: “Ma saremo però gli ultimi!”. In realtà la sfortuna continua ad accanirsi su di loro. Messisi in marcia, una voragine, nella quale scorre un fiume sotterraneo, si apre improvvisamente sul loro cammino. Quindi è giocoforza calarsi giù per risalire poi dall’altra parte. “È come se stessimo organizzando il nostro stesso funerale”, esclama Carson, subito zittito da Tex (“Piantala!”). Toccato il fondo, però, si accorgono che non possono più risalire, la parete è friabile, il pendio troppo ripido. Immersi nell’acqua gelida e con la torcia che si sta esaurendo, non possono fare altro che cercare disperatamente un punto più favorevole sul quale arrampicarsi. Ma Carson è ormai convinto che “Madama Fortuna” abbia loro voltato la schiena e viene di nuovo rimbrottato da Tex con tono brusco e stizzito: “La vuoi smettere? Se nel tuo vecchio cervello non possono spuntare altre idee, fammi almeno il piacere di tenertele per te”. E così avanzano silenziosi lungo il torrente che in breve si infila in un budello le cui pareti si stringono a mano a mano che sale il livello dell’acqua. Ma a un certo punto Carson, messo il piede in fallo, finisce sotto e la torcia si spegne. E in quel momento anche il suo amico riconosce che la situazione si è fatta veramente drammatica: “Ora siamo davvero nei guai”. E non potendo fare altro si abbandonano alla corrente impetuosa del fiume sotterraneo lasciandosi sballottare qua e là nel buio più totale.
Ma è proprio quando la morte sembra pronta a ghermirli che i due ritrovano quello slancio morale e quello spirito combattivo che li sorreggono nei momenti più terribili. Ed ecco un bagliore in fondo al tunnel! E quando finalmente fuoriescono alla luce del sole la ritrovata salvezza si presenta con le sembianze della bella Myra Everett che, come una ninfa delle sorgenti, si sta bagnando alle limpide acque di un laghetto. I nostri eroi vengono in tal modo riammessi nel novero dei viventi…
(“Vigilantes” e “Mexico”, nn. 63-64)