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Tiziano Agnelli [30/09/2022]
Quando nel nostro paese il patrimonio culturale viene lasciato andare in malora, vuoi per mancanza di fondi o per incuria, esposto com’è agli agenti atmosferici nonché alla virulenza di parassiti, insetti e roditori, del resto ormai da noi la cultura è diventata un optional, si deve solo alla passione e alla lungimiranza dei privati se qualcosa verrà tramandato alle generazioni future. In questo caso la lungimiranza ha radici molto antiche, infatti la genesi della Fondazione risale al lontano dicembre 1997. A quel tempo, un ex-magistrato in pensione, il Dottor Adriano Rosellini di Senigallia, consapevole di aver raccolto per tutta la vita una mole immensa di giornali, riviste, fumetti e libri, si pone il problema di cosa potrebbe accadere a questo materiale in caso di sua dipartita, e decide che la cosa migliore sia di fondare una Onlus che ne curi la conservazione e la messa a disposizione per studiosi e aficionados negli anni a venire. Facendo appello a qualche appassionato che condivide con lui l’interesse e l’amore per la letteratura popolare, crea dal niente un’organizzazione che è attiva ancora tutt’oggi. I primi consiglieri a coadiuvarlo nella sua meritoria opera sono stati: il Prof. Umberto Bartocci, ex-docente di cattedra all’università di Perugia, il compianto e mai dimenticato Claudio Bruschi, grafico pubblicitario nonché collezionista di Rimini prematuramente scomparso, il Dottor Massimo Felletti di Comacchio, grande collezionista nonché uno dei massimi esperti dell’opera di Agatha Christie, oggi presidente di un fan club che conta circa 5.000 iscritti, e l’autore di questo articolo, Tiziano Agnelli di Brescia, aspirante bibliografo nonché cultore da sempre di letteratura popolare con particolare enfasi su tutto ciò che riguarda il West e la Frontiera americana, nelle diverse accezioni: filmica, storica e letteraria. Oggi i suddetti sono ormai stati sostituiti da altrettanto validi collaboratori che si sono assunti l’onere di portare avanti gli obiettivi per cui la Fondazione è stata concepita. All’inizio non ci si proponeva di fare pubblicazioni di sorta, poi l’esigenza si manifestò prepotentemente e dal lontano 1998 vengono editati prima i romanzi di due marchigiani doc, Luciano Anselmi di Fano e Mario Puccini di Senigallia, e poi tutta una serie di monografie dedicate all’illustrazione nonché tematiche attinenti al genere: proto-fantascienza, western, poliziesco. La Fondazione recupera opere di famosi illustratori, Kurt Caesar, Karel Thole e Carlo Jacono, quest’ultimo molto sviscerato stante una copiosa donazione di tavole originali dovuta alla munificenza della vedova. Il punto più alto di questa produzione lo si ha nel 2014 quando immette sul mercato, dopo che la Milano Libri l’aveva abbandonata vent’anni prima, la parte finale delle avventure di Jeff Hawke, nella sua incarnazione come Lance McLane, il medico delle stelle. La più grande saga fantascientifica a fumetti (ma non solo) trova finalmente la conclusione, con la pubblicazione delle ultime storie inedite, sotto l’egida della collaborazione con Duncan Lunan, sceneggiatore delle stesse, nonché del disegnatore/creatore del personaggio, il mitico Sydney Jordan, oggi novantaquattrenne. I due volumi conseguiranno nel 2015 il premio per la miglior iniziativa editoriale che ogni anno l’ANAFI (Amici del Fumetto) di Reggio Emilia riserva, unitamente ad altri premi, a quanti si sono distinti in campo editoriale per iniziative dedicate al fumetto.
Se poi parliamo delle sinergie con il comune di Senigallia, va ricordato che ormai da anni la Fondazione, nell’ambito della kermesse estiva “Ventimila righe sotto i mari in giallo” organizza mostre antologiche che nel corso del tempo hanno visto sugli scudi personaggi come Dylan Dog, Julia, Topolino investigatore, per poi raggiungere l’apice lo scorso anno, con la mostra su Sherlock Holmes, in collaborazione con il Dottor Gabriele Mazzoni, che è uno dei primi tre collezionisti di memorabilia sherlockiane al mondo.
Il lungo preambolo solo per certificare che, laddove non arriva lo stato italiano, ci sono ancora dei privati di buona volontà che perseguono e sviluppano un preciso percorso culturale che, per la colpevole assenza delle istituzioni, verrebbe altrimenti a cadere nell’oblio.
Tornando a bomba, nel 2015 il patron, Dottor Rosellini, sortì l’idea, in gestazione da tempo, di apprestare una monografia sul western. Premesso che chi scrive, pur essendo un appassionato della prima ora, si dichiarò da subito contrario, non certo per l’argomento scelto, ma piuttosto per lo scarso appeal che questo avrebbe avuto presso il pubblico, l’opera venne comunque portata avanti, con l’evocativo titolo di: “Non solo America: l’avventura del western in Italia nel secolo XX”. I contributori furono scelti in base a precise caratteristiche, e quindi abbiamo nomi di tutto rilievo come Gianni Brunoro, Alfredo Castelli, Giulio Cesare Cuccolini, Renato Rizzo e il “maestro” Sergio Tarquinio. A questi assi della saggistica fumettistica, si unirono Mariangela Cerrino (in arte May Ionnes Cherry) la decana degli scrittori western italiani che concesse la pubblicazione di un suo racconto inedito e Alessandra Calanchi, figlia di quel Giuseppe Calanchi che negli anni ’60, sotto svariati pseudonimi americanizzanti, dilettò le giovani generazioni con un florilegio di romanzi western.
Chi scrive invece curò la parte bibliografica, inserendo centinaia di segnalazioni di libri (romanzi e saggi) sull’argomento, nonché la bibliografia di un gigante della sceneggiatura fumettistica quale fu Franco Baglioni, al tempo relegato in un immeritato oblio, e un ricordo personale sull’incontro con uno dei più famosi scrittori americani di western del secondo dopoguerra: il compianto Gordon D. Shirreffs, che lo ospitò generosamente nella propria abitazione californiana nel lontano 1988. Il tutto corredato da un apparato iconografico notevole, con la riproduzione di illustrazioni sul tema opera di Carlo Jacono e Guido Crepax.
La stagione d’oro del western in Italia, di pari passo con quanto al tempo offriva la macchina del cinema hollywoodiano, va dalla fine degli anni ’50, con le collane di Longanesi, per poi passare a Sonzogno e infine dal 1979 ai primi anni ’90 alla gloriosa Frontiera Edizioni di Bologna. Quindi gli autori degli articoli si sono messi di buzzo buono, e qui cito paro paro le parole del compianto Luciano Tamagnini, pilastro dell’ANAFI, che in una sua recensione sul saggio scrisse: “per realizzare una mappa di questi western, fornendo agli appassionati una storia affascinante ed avvincente di questa tipologia di racconti, degli scrittori che ne hanno decretato il successo, e dei disegnatori che ne hanno illustrato le pagine e creato le copertine che hanno attratto migliaia di lettori”. E ancora: “In questo libro si respira l’aria della prateria, la voglia della conquista, la pericolosità delle armi da fuoco, di cui sembra quasi di respirare l’odore acre degli spari”. Per concludere con le sue parole: “Il lavoro della Fondazione Rosellini diviene così un catalogo estremamente complesso, ricco di notizie e gustabile anche da chi non ricerca solo notizie; il racconto del West nei fascicoli italiani c’è tutto”.
Che altro dire sull’argomento: la voglia di interessare, la ricerca certosina degli argomenti da approfondire e, perché no, le esperienze personali, contribuiscono a creare un unicum che mai prima d’allora era stato trattato a questi livelli.
Per concludere: Signori, il Western è morto, viva il Western!
https://www.fondazionerosellini.eu