Sei in: Home page > Collezionismo > Vedere e non toccare è un po’ come crepare

Collezionismo

Francesco Bosco [04/12/2024]

Vedere e non toccare è un po’ come crepare

A proposito di ristampe di Tex, quando nel marzo del 1964 iniziarono le pubblicazioni del Tex Tre Stelle, all’Araldo non potevano immaginare che la collana si sarebbe rivelata la più bistrattata dai collezionisti. Ricordo bene, quando da adolescente facevo scambio di fumetti, quanto i miei coetanei evitassero di avere in cambio nella trattativa i Tre Stelle, e ricordo bene anche chi, infastidito, strappava brutalmente le stelle dalla costola. Anch’io non ne ero entusiasta però in edicola li acquistavo per migliorare qualche mio malridotto originale… o perché mi mancava proprio il numero. Il mio primo TS fu “Terrore sulla savana”, nel novembre del 1971, poi “La sconfitta”, “Il signore dell’abisso” e “Quando tuona il cannone”, albi che ancora ho. Devo dire che anche la mia collezione di Zagor all’epoca era un misto fatto di originali e di scritta rossa; i primi due che ebbi furono lo Zenith “La mano di Allah”, regalatomi da mio zio, e lo scritta rossa “I padroni del fuoco”, che presi in edicola. Per la cronaca, “L’abisso verde” e “Zagor”, oggi considerati i due pezzi più pregiati della top-ten zagoriana, erano albi vecchi di pochi anni quando ce li giocavamo a piastre, i più ricercati erano invece “I due sosia”, “Sulle orme di Titan” e “Solo contro tutti”. Al pari dei Tex Tre Stelle, anche la Zagor Zenith aveva i suoi detrattori e si trattava di quei lettori-collezionisti che non amavano il numero zenith in costola e che quindi si adoperavano in tutte le maniere per far figurare quello che appariva in seconda di copertina. I modi per farlo erano molteplici ma il più brutale era scriverlo a biro sul dorso, non ricordo procedure più delicate. Ad ogni modo, anche nel collezionista degli anni ’70 più elitario, non esisteva ancora il culto dell’albo perfetto, basti vedere gli annunci sulla compravendita dei fumetti presenti a centinaia sulle fanzine dell’epoca, dove il ricercato era o un singolo fumetto o una serie completa “solo” in buone condizioni. Solo verso la metà degli anni ’80 cominciò a svilupparsi la “ritualità” del fumetto perfetto o da edicola, ritualità che oggi ha raggiunto livelli di schizofrenia conclamata. Chiaro che per fumetto perfetto si intende quello che, oltre tutti gli attributi, non deve avere i segni della resa, generalmente un paio di brutali pennellate di anilina blu sui bordo pagina, o la tacchetta rossa sul dorso che di tanto in tanto si vede sulle raccoltine della III^ Serie di Tex o più raramente sulla numerazione bassa degli Zagor Zenith. Come collezionista devo dire che mai ho disprezzato gli albi di resa, cosiddetti di busta, e nemmeno gli albi con il bollino di sovrapprezzo… ne ho in dote più di qualcuno, anche di pregio, e quando qualche qualche sventurato si azzarda a muovere “ipotesi di sostituzione”, gli chiedo di togliersi dai piedi prima di una revolverata tra le palle. Augh!